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Oncologi, per 68% esiste conflitto d'interesse con industria

Il 62% dei medici oncologi ha dichiarato pagamenti diretti da parte dell'industria farmaceutica negli ultimi 3 anni. Non solo: il 68% pensa che la maggioranza degli oncologi italiani abbia un conflitto di interesse con l'industria e l'82% riferisce che la maggior parte della propria educazione oncologica è supportata dall'industria.
    A rivelarlo è l'indagine sul Conflitto di Interessi tra oncologi e industria del farmaco realizzata dal Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) e pubblicata oggi sul British Medical Journal. Il sondaggio - che ha coinvolto 321 oncologi in tutta Italia, pari al 13% degli oncologi di ruolo - evidenzia, sottolinea l'associazione, che il conflitto di interesse "è pericoloso per la qualità dell'assistenza medica".
    Da questa indagine, afferma il Cipomo, "emerge quindi un'urgenza reale: tra gli oncologi il conflitto d'interesse è percepito come un problema importante che può influenzare costi e qualità dell'assistenza. Il desiderio comune è di un'implementazione di una policy più rigorosa".

Per questo il Cipomo ha preso posizione, stilando in un documento ufficiale delle raccomandazioni con l'obiettivo di "dirigere l'Oncologia verso i principi di trasparenza e correttezza, facendo maturare nei clinici una più precisa consapevolezza circa la natura e le potenziali conseguenze del conflitto d'interessi". Le raccomandazioni comprendono la sfera della ricerca, da "tutelare dall'influenza degli interessi commerciali". Più in generale, il valore dell'interazione tra l'industria e i clinici deve essere basato sulla "trasmissione di informazioni utili a migliorare la qualità delle cure e non all'induzione alla prescrizione".
    Quanto alla formazione, "non deve rappresentare uno strumento di marketing ma migliorare la qualità delle scelte cliniche". Il documento, commenta il presidente Cipomo Mario Clerico, "non vuole essere una denuncia ma un invito alla consapevolezza.
    L'industria farmaceutica sponsorizza i congressi medici e contribuisce a gran parte della loro formazione. Dunque, i clinici devono porre particolare attenzione quando scelgono fra diverse possibilità di trattamento. La scelta - conclude - deve basarsi sui valori e sulle evidenze, non sulle convenienze".
  

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