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Altra grande "vittima" del Mondiale: la Spagna cede ai rigori alla Russia

Il portiere russo Igor Akinfeev

Era impensabile, quindi è puntualmente accaduto. In questo Mondiale gli dèi continuano a cadere e questa volta è toccato alla Spagna, battuta 5-4 ai rigori da una Russia cinica quanto sfinita. Ma tanto basta. I padroni di casa volano ai quarti e ora Vladimir Putin si starà mangiando le mani per non essere venuto di persona allo stadio - al suo posto il fido primo ministro Dmitri Medvedev - a godersi lo spettacolo di quasi 80mila russi in delirio. E imprimere il fattore Z - come zar - in questa strabiliante vittoria.

Il primo tempo si apre al bromuro, con le due squadre che si studiano e cercano sopratutto di non fare errori. Nei primi 10 minuti, in realtà, spinge di più la Russia, se si può usare questo termine, e cerca di sfruttare le ripartenze - il 'catenaccio' che ha dato i suoi frutti nelle scorse partite. All’improvviso, il disastro. Le Furie Rosse, al loro primo tiro in porta, peraltro su punizione, segnano grazie allo sfortunato autogol di Serghei Ignashevich (la palla gli carambola sulla caviglia mentre sta rovinando a terra): 1-0 e palla al centro.

E qui la Spagna pecca di 'hubris'. La Russia, infatti, corre corre eppure dà l’impressione di non riuscire a impensierire davvero gli uomini di Hierro. Che potrebbero chiudere i giochi. Ma non lo fanno, preferendo gestire col possesso palla - che non sarà più il tiki-taka dei fasti passati però è abbastanza per lasciare a secco i russi. Ma dicevamo superbia. Sostenuti dal tifo assordante del pubblico - Ro-ssi-ya! Ro-ssi-ya! - i padroni di casa iniziano a far capolino nella metà campo avversaria (al 35' palla a girare di Golovin in area: sfila a lato, prima vera occasione per i russi) sino a che Dzyba non incorna in area e colpisce il braccio di Piqué, alto sulla testa da non crederci. Rigore netto. Che sempre Dzyuba trasforma, con sangue freddo. Da lì in poi le Furie Rosse si svegliano.

Il secondo tempo si apre con un cambio di passo, la Spagna preme sempre di più e la Russia cerca di resistere, non prendere gol, e puntare sul contropiede. La Roja però non manovra con la consueta sicurezza e la prima azione veramente 'alla spagnolà arriva al 52', con Kutepov costretto al cartellino giallo. Hierro e il ct russo Cherchesov tentano allora di sbloccare lo stallo con le sostituzioni: entrano Cheryshev e Smolov per i padroni di casa, Iniesta e Carvajal. Iniesta obiettivamente rinfresca il centrocampo spagnolo e il secondo tempo si chiude con una grande parata di Akinfeev proprio su una botta da fuori area dell’ex blaugrana. Largo dunque ai tempi supplementari. Che passeranno alla storia come 'l'assedio di Luzhnikì. La Spagna infatti capisce a quel punto che la partita sta prendendo una brutta piega e per 30 minuti secchi ci prova in ogni modo; la Russia a quel punto è in grado solo di chiudersi a riccio e in quelle rare volte che ha una chance di ripartire incespica puntualmente sul pallone (succede a Cheryshev ma anche a Golovin, l’unico ad usare i piedi in modo apprezzabile).

Da notare la prima quarta sostituzione nella storia del calcio (al 7' del primo supplementare) e il brivido del Var a 6 minuti dalla fine per una sospetta trattenuta a Piquè in area. Contemporaneamente inizia a piovere (col sole) e c'è una luce da apocalisse. E infatti. La lotteria dei rigori regala una Russia lucida - tutti a segno - e una Spagna nervosa: il duo Koke-Aspas fa cilecca e lo stadio erutta sulle note di Kalinka. Mosca, questa sera, farà la stupida eccome.

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