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Amministrative, la sconfitta dei grillini e dei partiti tradizionali: in Sicilia vince l'antipolitica

Il nuovo sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì

Perde il Movimento 5 Stelle. Ma escono sconfitti anche i partiti tradizionalmente intesi. A vincere le Amministrative in Sicilia è l'antipolitica, presentatasi a seconda dei casi dietro le insegne delle liste civiche o inseguendo candidati ribelli e antisistema.

Questo hanno detto le elezioni nei Comuni. Fra il primo e secondo turno sono stati eletti 138 sindaci. Ma se si guarda ai grandi centri sono solo 19 quelli in cui si è votato col proporzionale ed è dunque più facile individuare le perfomances dei partiti. Prima delle elezioni il Pd (o il centrosinistra a trazione Pd) governava 9 di questi grandi centri e dopo i ballottagi il bilancio è di appena 4 sindaci. Il centrodestra governava 5 Comuni ed esce con 8 sindaci ma avendo perso le due sfide principali a Messina e Siracusa.

I grillini avevano un solo sindaco ed escono dalle elezioni proprio con un primo cittadino eletto ma il peso specifico fra Ragusa (persa) e Acireale (vinta) non può essere lo stesso. Per di più Ragusa era il primo capoluogo conquistato in Sicilia dai grillini all'inizio della loro ascesa, era anche la città dove Di Maio è andato a far campagna elettorale alla vigilia delle elezioni. E si è rivelata la città dove le divisioni interne hanno pesato in modo determinante premiando un altro candidato antisistema spinto da liste civiche e da pezzi del centrodestra.

Per il resto almeno sei città, tra cui Messina, sono andate a sindaci spinti da liste civiche difficilmente etichettabili o alla guida di movimenti antisistema. Prima delle elezioni le città governati da movimenti civici erano 4 su 19.

Riguardo al Pd va detto che ha vinto dove non ha presentato il simbolo (Trapani) e dove un candidato non appoggiato dal partito ha sfidato quello ufficiale (Siracusa). Senza considerare che a Trapani, al primo turno, il centrosinistra ha vinto senza il simbolo del Pd e con un candidato, Tranchida, che ha arruolato pezzi di altre coalizioni.

Nel centrodestra i numeri potrebbero invece essere fuorvianti. La coalizione che governa la Regione ha sì aumentato i propri sindaci ma ha perso nei capoluoghi. Messina e Siracusa sembravano già in tasca ai candidati espressi da Forza Italia. Che invece hanno perso al ballottaggio. E non senza polemiche: a Siracusa, soprattutto, la coalizione si è spaccata e un pezzo importante, Diventerà Bellissima, è andata prima da sola e poi con il centrosinistra.

Ce n'è abbastanza per alimentare le frizioni fra Musumeci e Miccichè. Il presidente dell'Ars al primo turno aveva accusato di flop Musumeci per il risultato non eccellente del movimento a Catania e a Siracusa. Ora Alessandrò Aricò, capogruppo all'Ars di Diventerà Bellissima, contrattacca segnalando che tre degli otto sindaci conquistati (quelli di Comiso, Partinico e Piazza Armerina) sono espressione del movimento del presidente della Regione. “La nostra classe dirigente provinciale e locale – ha detto Aricò - ha contribuito in maniera determinante, dimostrando che la buona politica conta per fortuna ancora molti proseliti».

Resa dei conti, ancora una volta in casa Pd. Per il capogruppo Giuseppe Lupo “il Pd in Sicilia ottiene una buona affermazione in molti Comuni di piccole e medie e dimensioni ed in grandi città come Siracusa e Trapani, nonostante il partito stia attraversando una difficile fase politica a livello nazionale”.

Ma il ribelle Antonio Rubino, leader dei Partigiani, ribatte: “I risultati dei ballottaggi confermano un trend drammatico davanti al quale non servono analisi di circostanza né evocare accozzaglie repubblicane. Serve una costituente ‘per strada’ e non inciuci fra ceto politico stanco e senza idee. Non c’è più tempo da perdere, non possiamo morire di tatticismi o inseguendo Salvini sui social, occorre un nuovo inizio e una rigenerazione dal basso che inverta la rotta”.

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