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Vaccino TBC per il diabete, non offre un'alternativa all'insulina

Va espressa massima cautela sui risultati dello studio condotto a Boston sul vaccino per la TBC e il diabete di tipo 1 (giovanile o insulino-dipendente) anche perché dal punto di vista della necessità di fare la terapia insulinica questo vaccino non è di nessuno impatto per i pazienti trattati, che comunque devono continuare a somministrarsi l'ormone che regola la glicemia.
    È quanto spiega Francesco Dotta, ordinario di endocrinologia dell'Università di Siena e Direttore dell'Unità Operativa di Diabetologia, Dipartimento di Medicina Interna, Endocrinologia e Metabolismo, Policlinico "Le Scotte", commentando il lavoro appena pubblicato sulla rivista npj Vaccines sulla possibilità di usare il vaccino 'bacillo Calmette-Guérin' (BCG) contro il diabete di origine autoimmune.
    Peraltro il dato epidemiologico sulla diffusione del diabete di tipo 1 non conferma l'effetto positivo della vaccinazione tubercolare: questa, infatti, si è molto diffusa nel passato recente ma a ciò non è corrisposta alcuna riduzione dell'incidenza del diabete che anzi è aumentata negli ultimi anni.

    Lo studio firmato da Denise Faustman del Massachusetts General Hospital (MGH) di Boston, spiega Dotta, mostra semplicemente che il vaccino anti-tubercolosi contribuisce a 'normalizzare' il quadro immunitario dei pazienti, più precisamente favorisce l'espansione dei 'linfociti amici' - cellule immunitarie regolatorie - quindi favorisce la riduzione dell'infiammazione del pancreas e facilita il controllo glicemico. Ma - ribadisce l'esperto della Società Italiana di Diabetologia (SID) - i pazienti trattati col vaccino hanno comunque continuato a fare la stessa quantità di insulina pre-trattamento; l'unico 'vantaggio' offerto dal vaccino è che nei pazienti è migliorato il controllo glicemico a parità di insulina assunta.

    Il diabete di tipo 1 è una malattia molto eterogenea anche a seconda dell'età di insorgenza, conclude Dotta. Attualmente la comunità scientifica internazionale è sempre più orientata verso la prospettiva di fare trial clinici mirati con piccoli sottogruppi di pazienti per 'disegnare' loro addosso la terapia più adatta, siano farmaci che controllano il sistema immunitario e impediscono l'insorgenza del diabete nei soggetti a rischio o terapie cellulari per 'ricostruire' il pancreas consentendo al paziente con malattia già da lungo termine di ricominciare a produrre insulina.
   

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