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La nuova fotosintesi, per cercare ET

Scoperta una nuova forma di fotosintesi: potrebbe far riscrivere i libri di testo e indirizzare in modo diverso la ricerca di vita su mondi alieni. Non sfrutta la luce visibile, ma quella nelle lunghezze d'onda del vicino infrarosso ed e' utilizzata da microrganismi che vivono in condizioni estreme e nell'ombra, ad esempio in alcune rocce marine australiane o nel parco americano di Yellowstone.

La clorofilla F (righe verdi) nella sezione di una roccia dell'isola australiana Heron, alcuni millimetri sotto la superficie del suolo (fonte: Dennis Nuernberg)

La ricerca, pubblicata sulla rivista Science, e' stata coordinata da William Rutherford, dell'Imperial College di Londra. Vi ha partecipato l'italiano Stefano Santabarbara, dell'Istituto di Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Milano. "La nuova forma di fotosintesi - ha osservato Rutherford - ci costringe a ripensare le nostre conoscenze su questo processo biologico fondamentale per la vita". ci costringe a ripensare le nostre conoscenze su questo processo biologico fondamentale per la vita".

La scoperta rappresenta un importante aiuto per gli astrobiologi, che utilizzano proprio la fotosintesi e la ricerca di eventuali segnali della presenza di clorofilla su pianeti esterni al Sistema Solare come possibile firma di vita aliena. I ricercatori hanno scoperto che un tipo di clorofilla meno comune, la clorofilla F, gioca un ruolo importante nel processo di fotosintesi in condizioni di penombra.

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