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Violenza alle donne, i giornalisti a lezione contro le parole sbagliate

Combattere pregiudizi e stereotipi, fornendo ai professionisti dell'informazione gli strumenti (dati, conoscenze medico scientifiche, psicologiche e normative per capire) per capire fino in fondo il fenomeno della violenza di genere e raccontarlo con le parole giuste, evitando dettagli morbosi o voyeurismo. Per aumentare la consapevolezza sul problema proseguiranno anche in autunno i corsi di formazione per giornalisti "Stop alla violenza di genere. Formare per fermare". organizzati con il supporto non condizionato di Menarini. Finora sono oltre 500 i giornalisti che hanno partecipato agli incontri che si sono tenuti a Roma, Napoli, Milano e Venezia alla presenza di magistrati, psicologi, criminologi, medici e giornalisti con un'esperienza specifica sulla violenza di genere. I corsi riprenderanno in autunno: il primo appuntamento è previsto a Bari per il 24 settembre, altri incontri in tutta Italia sono in arrivo nei mesi successivi.
    "Imparare le parole giuste per trattare un tema tanto delicato è indispensabile: soffermarsi su come era vestita la vittima di una violenza o descrivere in dettaglio le ferite subite è come sottoporre donne già profondamente provate a una seconda violenza - dice Vincenzo Mastronardi, criminologo e psichiatra - Questo peraltro sposta l'attenzione dell'opinione pubblica, accendendo i riflettori sulla vittima in modo distorto: le donne si sentono giudicate, sul banco degli imputati, violate nel loro pudore''. I corsi sono stati anche l'occasione per riflettere sui dati molto preoccupanti delle conseguenze a lungo termine degli abusi sui figli delle vittime, di cui purtroppo si parla ancora molto poco, e per proporre l'introduzione del reato di violenza assistita. "Oggi questa è solo un'aggravante ma chiediamo che possa diventare un vero e proprio reato'' osserva Alessandra Kustermann, direttora UOC del pronto soccorso Ostetrico-ginecologico e del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica del Policlinico di Milano. Danila Pescina, criminologa ed esperta di psicologia delle dipendenze sottolinea che i figli maschi di vittime di abusi sono poi più inclini, una volta cresciuti, a mettere in atto violenza nelle relazioni di coppia e le femmine, purtroppo, a subirla come fosse un destino ineluttabile. "Il nostro sostegno a questi incontri prosegue perché crediamo sia necessario creare una coscienza collettiva a tutela di chi è più fragile: abbiamo iniziato con il progetto per la lotta all'abuso sui minori, avviato ormai due anni fa e tuttora in corso, proseguiamo con corsi di alto livello per sensibilizzare su maltrattamenti, abusi e violenze sulle donne" conclude Lucia Aleotti, Membro del board del CDA di Menarini. 
   

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