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Il futuro dell'olio tra biologico ed extravergine, quello del sud-est siciliano tra i migliori

Il sud est siciliano, con i territori di Ragusa e Siracusa in primis, è il miglior produttore di oli extravergini siciliani dall’alto valore nutraceutico. È uno dei dati emersi dagli studi effettuati dall’Università di Atene nell’ambito del progetto europeo Aristoil il cui obiettivo è quello di formare un cluster di 3.230 produttori di olio e frantoiani in grado di rafforzare la competitività nel settore olivicolo puntando sull’incremento della produzione di un extravergine certificabile come “naturalmente nutraceutico”.

Ben 514 i campioni di oli siciliani analizzati dai ricercatori greci di cui 274, ossia il 55%, hanno raggiunto il cosiddetto indice salutistico. Non solo buoni dunque dal punto di vista organolettico, ma questi oli curano pure e ciò per l’alto contenuto di sostanze che hanno caratteristiche antinfiammatorie simili a quelle riscontrate nell’ibuprofene (costituente principale dei farmaci anti-infiammatori non steroidei), fortemente correlabili alla riduzione di alcuni tumori specifici (seno, prostata, intestino) e malattie degenerative articolari.

Queste sostanze sono i cosiddetti polifenoli e quello mediterraneo, confermano gli studiosi, è un olio d’oliva ad alto contenuto fenolico capace di ridurre l’espressione di geni pro-infiammatori. I risultati delle loro indagini sono stati illustrati ieri a Ragusa nel corso della Conferenza Nazionale dal titolo Oltre il Biologico, Oltre l’Extra-vergine.

“Da analisi effettuate sui vari campioni pervenuti – ha affermato Eleni Melliou, Università di Atene- il contenuto medio di polifenoli riscontrato negli oli siciliani si aggira sui 310 mg/Kg di olio, ma abbiamo riscontrato anche dei valori molto più alti, intorno ai 1462 mg/Kg. Si tratta di 7 oli dei territori compresi fra Ragusa e Siracusa. Ad oggi seppur non si possa usare la parola di farmaco per l’olio – ha aggiunto l’esperto- certi oli extravergini hanno un importante valore salutistico basti pensare che in America sono già presenti in commercio integratori alimentari a base di olio d’oliva. Tutto questo per la presenza di sostanze dall’alto potere antinfiammatorio come i polifenoli, in particolare il cosiddetto Oleocantale che conferisce agli oli un sapore pungente ed amaro, presente nelle olive non ancora mature e tendente a scomparire con l’avanzare della maturazione”.

Il consumo quotidiano di olio d’oliva associato al modello di dieta mediterranea fa quindi bene preservando l’organismo da patologie tumorali, leucemie, Alzheimer, ma sono soprattutto gli oli in grado di dare “irritazione” e la sensazione “pizzicante” in gola che vantano proprietà farmacologiche attive. Dagli studi fatti sono emerse altre considerazioni. “Importante è il nesso che c’è fra contenuto in polifenoli, momento di raccolta delle olive e durata della gramolatura – ha spiegato Prokopios Magiatis, Università di Atene -. Prima si raccolgono le olive e maggiore sarà il contenuto di polifenoli nell’olio; meno dura la gramolatura e più alto sarà il valore di polifenoli nel prodotto finale”.

Il progetto Aristoil, che si avvale della partnership del Libero Consorzio comunale di Ragusa e dello Svimed di Ragusa, si concluderà nell’ottobre 2019. Sarà fatto nei prossimi mesi un nuovo campionamento e per la prossima campagna olearia saranno date alcune istruzioni tecniche ai produttori per far sì che possano iniziare la raccolta al momento giusto con l’ausilio dell’aristometro, un kit semplice da usare e messo a punto dai ricercatori che consente di eseguire delle analisi rapide: se le olive contengono il massimo di polifenoli si potrà procedere con la raccolta.

 

 

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