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La malattia delle gengive ruba il sorriso, 10 denti in meno in media

Sono dieci in media i denti persi da un paziente con parodontite (almeno il triplo di un soggetto senza parodontite) e in un caso su due questi pazienti non avevano ricevuto diagnosi e cure parodontali specifiche che avrebbero potuto salvare il loro sorriso. Questo si traduce troppo spesso in applicazione di impianti che vanno incontro a complicanze spesso irrisolvibili, che portano alla necessità di rimuovere l'impianto stesso, quindi un vero e proprio fallimento terapeutico, che espone, peraltro, il paziente anche a rischio di altre malattie.

    Sono questi in sintesi i risultati di una vasta indagine condotta dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) e recentemente publicata sulla prestigiosa rivista internazionale Oral Diseases. L'indagine ha coinvolto 2157 individui di età media 53 anni, un campione enorme per questo genere di studi; gli individui sono stati contattati per interviste sia telefoniche sia via web, proponendo loro un questionario dettagliato sulla loro esperienza eventuale di malattia parodontale, estrazione di denti e posizionamento di impianti. "Si noti anche che sono state raggiunte persone con un reddito tale da consentire l'accesso alle cure odontoiatriche, quindi persone che investono soldi sulla propria salute". rileva Francesco Cairo, Responsabile dell'Unità di ricerca in Parodontologia e Medicina Parodontale dell'Università di Firenze e Tesoriere della SIdP. È emersa in media una mortalità dentale di 3,8 denti a paziente, mentre il 66% degli intervistati ha riferito almeno un'estrazione dentale. Età e livello di istruzione sono risultati due fattori predittivi significativi della perdita di denti.

    Il dato importante, sottolinea Cairo, è che nei pazienti che hanno riferito di soffrire di parodontite sono molti di più i denti persi in media (10), e il 50% di questi pazienti ha riferito di non aver ricevuto nessun trattamento parodontale prima dell'estrazione dei denti. "E' un dato rilevante - sottolinea l'esperto - perché diagnosticando e curando correttamente la parodontite la maggior parte dei denti si possono salvare".

    E non è tutto, dallo studio è emerso che il 59% dei pazienti dopo l'estrazione ha sostituito i denti estratti con una protesi (fissa per il 43% - e nel 60% si tratta di un impianto; e mobile per il restante 16%).

    "Abbiamo visto - sottolinea Cairo - che il numero di impianti applicati tra 2015-17 è risultato il doppio rispetto a quelli applicati tra 2010-2014. Quando manca un dente, l'impianto è certamente la soluzione più applicata dai dentisti e rappresenta uno strumento straordinario in chi non soffre di malattie parodontali. Il vero problema è in chi ha avuto storia di parodontite, peggio ancora se non trattata: gli impianti possono causare brutte sorprese".

    E infatti è emerso che l'11% dei pazienti trattati con un impianto ha riportato complicazioni a lungo termine - complicanze di tipo biologico nell'82% dei casi (gengiva che si infiamma - mucosite, si ritira o si ritira l'osso - perimplantite - e l'impianto si muove). Rilevante è che la percentuale di coloro che vanno incontro a complicanze raggiunge il 19% nei pazienti che hanno dichiarato di non essersi mai sottoposti a visite di controllo nel tempo. Lo studio ha evidenziato anche che le complicanze si sono risolte solo nel 26% dei pazienti e persistono nel 33%, mentre nel 46% l'impianto è stato proprio rimosso. I pazienti con una storia clinica di parodontite sono risultati avere, purtroppo, un più alto rischio di perdere l'impianto, sottolinea Cairo. Infine il 19% dei pazienti con impianto rimosso (74 su 400) non ha accettato di fare un nuovo impianto, probabilmente perché scontento e disaffezionato alle cure.

    Lo scenario che emerge da questa analisi è di elevato rischio di mortalità dei denti a causa della parodontite, cosa che potrebbe anche far pensare che l'estrazione di denti sia usata - erroneamente - come strategia per trattare la parodontite.
    Inoltre i dati raccolti in questo studio suggeriscono che i dentisti di frequente posizionano impianti senza prima avere adeguatamente trattato la parodontite nel paziente, esponendolo così al rischio di complicanze.

    "Con questa indagine abbiamo ottenuto una percezione reale dei problemi odontoiatrici in Italia - dichiara l'esperto - vedendo che gli impianti vanno meno bene rispetto a quanto ci si aspetterebbe in base ai dati della letteratura scientifica e che spesso si tolgono i denti senza però fare una diagnosi e/o terapia parodontale per salvarne almeno una parte e comunque una cura preparatoria all'impianto stesso".
    "Inoltre questo studio suggerisce che spesso chi riceve un impianto non è seguito con un follow-up sistematico nel tempo: infatti vediamo che fra quelli che hanno complicanze uno su 5 non va a fare le visite di controllo, fondamentali per evitarle". "I pazienti - esorta lo specialista - devono sempre chiedere al proprio dentista un controllo delle gengive prima di fare un impianto perché se ci sono patologie parodontali vanno diagnosticate e trattate. La grande maggioranza delle malattie parodontali, soprattutto quelle diagnosticate precocemente, può essere curata da tutti i dentisti con tecniche semplici".

    "Il peso reale della perdita di denti nei pazienti con parodontite e l'elevato rischio di complicanze associato all'uso massiccio di impianti sono informazioni molto importanti al fine di promuovere la salute parodontale nella popolazione e stimolare opportune politiche di sanità pubblica - conclude Cairo. Tale aspetto appare oggi essenziale non solo per sconfiggere la parodontite ma anche per ridurre il rischio di complicanze sistemiche (ad esempio cardiovascolari e diabete) associate all'infezione parodontale". 
   

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