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Dalle stelle obese una nuova immagine delle galassie - VIDEO

Alcune culle stellari nelle galassie, sia le più lontane che le più prossime alla Terra, sono popolate da un'insolita quantità di stelle 'obese', con una massa da 10 a 300 volte quella del Sole. Lo dimostrano due studi promettono di rivoluzionare le attuali teorie sull'evoluzione delle galassie, il primo pubblicato sulla rivista Nature e condotto anche dall'italiana Donatella Romano, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e il secondo sulla rivista Science, coordinato da Fabian Schneider dell'Università di Oxford.

Nella ricerca pubblicata su Nature gli astronomi coordinati da Zhi-Yu Zhang, dell'Università di Edimburgo, hanno osservato 4 galassie lontane con il radiotelescopio Alma dell'Osservatorio Europeo Australe (Eso), che permette di squarciare il velo di gas e polveri che avvolge le galassie. Nell'altro studio è stato utilizzato un altro telescopio dell'Eso, il Very Large Telescope (Vlt), puntato su 800 stelle nella Grande Nube di Magellano, la galassia vicina di casa della Via Lattea.

Per le galassie più lontane gli astronomi hanno messo a punto una nuova tecnica basata sul confronto di due diverse forme di monossido di carbonio. "Si tratta di uno studio di archeologia galattica", ha spiegato all'ANSA Donatella Romano. "Stelle di massa diversa producono elementi chimici diversi. Quello che noi facciamo - ha aggiunto - è usare questi elementi come fossili, per studiare processi avvenuti nel passato delle galassie".

Le regioni in cui si formano le stelle massicce possono sfornare 1.000 volte più stelle l'anno della Via Lattea. Per questo gli astronomi le tengono d'occhio con attenzione, perché sono un perfetto laboratorio galattico. "Che in futuro - ha concluso - ci consentirà di interpretare in modo diverso le teorie sulla formazione delle stelle nelle galassie".

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