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Musei siciliani, due su tre chiusi il 2 giugno, sindacati divisi: "Accordo della Regione con una minoranza"

Musei siciliani chiusi a macchia di leopardo per la festività del 2 giugno in Sicilia. Un migliaio di lavoratori attendono dal 2016 indennità di turnazione, tutela e vigilanza per un totale che varia da 3 mila a 4 mila euro ciascuno. E così dei circa 300 musei siciliani almeno due su tre dovrebbe restare chiusi.

Un contratto che prevede che i custodi dei musei possano lavorare con un limite di un terzo dei festivi, che finora è stato sforato ma senza nessuna retribuzione. Così i sindacati Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl-Fna hanno deciso di far incrociare le braccia dei lavoratori dei musei per la Festa della Repubblica ed è stato indetto un sit-in per il 5 giugno.

Spaccatura però tra i sindacati. I confederali Cgil, Cisl e Uil sono soddisfatti per la stipula di un'intesa con la Regione su condizioni di lavoro e turni da applicare nei giorni festivi, mentre dall’altro lato i sindacati autonomi ribadiscono che si tratta di un "accordo inefficace, perché sottoscritto da sindacati che rappresentano il 35 per cento dei lavoratori, una minoranza".

Gli autonomi, che rappresentano la maggioranza dei lavoratori, si sono opposti a nuove deroghe al contratto che avrebbero consentito ai custodi di lavorare oltre il limite di un terzo dei festivi fissato proprio nel contratto.

Alla base del malumore dei lavoratori dei musei siciliani ci sono ritardi nei pagamenti, ma anche una carenza di personale.

“Il dirigente generale, Sergio Alessandro, ha già fatto sapere che  non potranno essere pagati prima di tre mesi - precisano Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl-Fna -. Serve però un accordo coi sindacati che non è stato siglato proprio a causa di questi ritardi”.

“La Ragioneria del dipartimento dei Beni culturali – spiegano gli autonomi - ha di fatto rallentato tutti i pagamenti creando enormi ritardi anche per le imprese che forniscono beni e servizi all’amministrazione”.

E ancora i sindacati spiegano che: “Il dirigente generale, Sergio Alessandro, ha siglato un accordo di minoranza con i confederali ritenuto inefficace, inesigibile tanto che gli autonomi annunciano inevitabili azioni legali a tutela del personale”.

Critiche anche nei confronti dell'assessore regionale alla Cultura Sebastiano Tusa: “Assurdo l'atteggiamento di Tusa che impropriamente scarica le responsabilità accusandoci di ostacolare la crescita e lo sviluppo del settore. Noi con un grande senso di responsabilità abbiamo dichiarato che il personale continuerà a garantire nei limiti del contratto la tutela dei siti nelle more di una risoluzione”.

Le sigle autonome hanno chiesto un incontro con l'assessore all'Economia, il dirigente generale dell'Economia, il dirigente generale della Funzione pubblica e l'assessore alla Funzione pubblica, e ovviamente con i vertici dell’assessorato ai Beni culturali per risolvere definitivamente la spinosa vertenza.

I sindacati autonomi parlano di "accordo farlocco" siglato assieme alla triplice che rappresenta una minoranza.

I rappresentati di Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl-Fna Michele D'Amico, Peppino Salerno e Giuseppe Di Paola, Angelo Lo Curto e Gaspare Di Pasquale, Ernesto Lo Verso e Mario Notaro, ribadiscono che: “Non ratificheranno alcun protocollo d’intesa sottoscritto dal dirigente generale e dalle sigle Cgil, Cisl e Uil. Confermiamo lo stato di agitazione e invitiamo tutti i colleghi a partecipare al sit-in del 5 giugno”.

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