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Dalla mafia e alle tragedie dell'immigrazione, i viaggi dei papi in Sicilia

Papa Francesco a Lampedusa

Per cinque volte, nel corso del suo lungo pontificato durato oltre 26 anni, Giovanni Paolo II si è recato in visita pastorale in Sicilia. Solo una quella di Benedetto XVI anche se il suo periodo sul soglio di Pietro è stato molto più breve di quello del suo predecessore, meno di 8 anni. E adesso il bis di Papa Francesco, che torna in Sicilia a distanza di cinque anni dalla prima volta, quell'8 luglio del 2013 che coincide anche con la prima visita ufficiale di Bergoglio fuori dalla diocesi di Roma.

Un legame, quello tra la Sicilia e i papi, che è sempre stato speciale e che a volte ha segnato profondamente anche la storia dell'Isola. Il pensiero va immediatamente a quel maggio del 1993 quando ad Agrigento, nella messa celebrata alla Valle dei Templi, Wojtyla pronunciò il celebre discorso contro la mafia, culminato in quell'ammonimento rimasto nella storia (non solo della Sicilia): "Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!". Giornata che è stata recentemente ricordata dai vescovi siciliani con una messa a 25 anni di distanza. In precedenza il papa polacco era stato in Sicilia altre tre volte e sarebbe tornato ancora un'altra volta.

La prima volta che Giovanni Paolo II mise piede in Sicilia fu il 20 e il 21 novembre del 1982, quando si recò a Palermo e nella Valle del Belice dove celebrò la messa proprio nei luoghi che 14 anni prima erano stati devastati dal terribile terremoto. Sei anni dopo (precisamente l'11 e il 12 giugno del 1988) il pontefice fu a Messina e a Tindari luoghi nei quali è molto forte il culto della Vergine Maria di cui è nota la grande devozione di Giovanni Paolo II: a Messina si venera la Madonna della Lettera a Tindari c'è il santuario dedicato alla Madonna Nera. Nella storica visita del 8, 9 e 10 maggio 1993 Wojtyla andò a Trapani, Mazara del Vallo, Caltanissetta e Agrigento. In quella occasione pronunciò l'anatema contro la mafia: "Dio ha detto 'non uccidere': nessuna agglomerazione umana, mafia, può calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano talmente attaccato alla vita, che ama la vita e dà la vita, non può vivere oppresso sotto la pressione di una civiltà contraria, la civiltà della morte". Condanna dei mafiosi ripetuta nel viaggio a Catania e Siracusa.

Papa Ratzinger visitò Palermo il 3 ottobre 2010 nella sua unica volta in Sicilia in occasione del convegno su giovani e famiglia. La messa, alla quale parteciparono circa 200 mila persone, fu celebrata al Foro Italico che Benedetto XVI raggiunse in papamobile passando in mezzo a una folla di persone soprattutto in via Libertà. In quella occasione il Papa ricordò don Pino Puglisi, Falcone e Borsellino, e esortò i giovani a non aver paura della mafia. Ma citò anche la mancanza di lavoro e la precarietà dei giovani siciliani. Poi l'incontro pomeridiano in piazza Politeama quando disse ai giovani: "Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo". Al ritorno in aeroporto il pontefice fece un fuori programma fermandosi davanti alla stele che ricorda le vittime della strage di Capaci dove depose una corona di fiori.

L'8 luglio del 2013 il neo eletto Papa Francesco decise che la prima visita fuori da Roma sarebbe stata in Sicilia e precisamente a Lampedusa, luogo di grande simbolo perché primo approdo per i migranti che attraversano il Mediterraneo per giungere in Europa. Lì Bergoglio incontrò un gruppo di migranti extracomunitari e, accompagnato in barca da pescatori, lanciò in mare una corona di fiori nel punto dove si trova una statua della Madonna del Mare, posta a 14 metri di profondità, in ricordo dei migranti che nella traversata del mare hanno perso la vita. La messa fu celebrata davanti a 20 mila fedeli e nell'omelia ha pregato affinché fossero scongiurate nuove stragi del mare: "Siamo una società che ha dimenticato l'esperienza del piangere, del patire: la globalizzazione dell'indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!".

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