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Ricostruita la staffetta dei vulcani attraverso il pianeta

Dalle eruzioni più piccole e frequenti a quelle rare e catastrofiche, la staffetta dei vulcani è stata ricostruita per la prima volta attraverso l'intero pianeta. Pubblicata sulla rivista Scientific Reports e coordinata da Paolo Papale, della sezione di Pisa dall'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), la ricerca ha ricostruito la distribuzione delle eruzioni vulcaniche nel tempo e da un angolo all'altro della Terra.

Ciò che emerge è che al momento non è possibile anticipare con certezza dimensioni e impatto delle eruzioni. Con una frequenza media di circa 40 l'anno, le eruzioni possono variare da tranquille colate di lava lungo i fianchi del vulcano, che avvengono in media 4 o 5 volte l'anno, fino a eventi capaci di modificare il clima globale con conseguenze devastanti. Questi ultimi non sono stati osservati in epoca storica e si ritiene siano stati 27 casi negli ultimi due milioni di anni. Il più recente è avvenuto in Nuova Zelanda circa 27.000 anni fa.

Ottenere il catalogo è stato possibile combinando l'analisi statistica con le informazioni delle banche dati mondiali relative a periodi di milioni di anni. E' emerso così che "un'eruzione tende ad essere dieci volte più rara quando le sue dimensioni sono dieci volte maggiori", ha detto Papale. Sono numerosissime le variabili che entrano in gioco nel determinare l'entità delle eruzioni, indipendentemente da quanto raffinata sia la conoscenza del sistema.

Quest'ultima permette di registrare variazioni anche minime nello stato di un vulcano attivo e "consente di prepararci al verificarsi di una nuova eruzione. Tuttavia - ha rilevato Papale - non è mai stato prodotto, a livello mondiale, un metodo affidabile per prevedere, sulla base di tali misure, la magnitudo dell'eruzione che ne seguirà".

Quest'ultima sembra essere una caratteristica fondamentale delle eruzioni di tipo esplosivo e di conseguenza potrebbe non essere possibile, nemmeno in futuro, fare previsioni certe sulla dimensione e l'impatto di una prossima eruzione. "Per tale ragione - ha concluso Papale - nelle nostre valutazioni di pericolosità ci riferiamo a diverse possibili scale eruttive, ciascuna associata a una diversa probabilità".

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