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Nuovo governo in Catalogna, subito scintille tra Barcellona e Madrid

Quim Torra

Subito scintille fra Barcellona e Madrid all’indomani dell’elezione del nuovo presidente catalano, l’indipendentista Quim Torra. L’aria si è fatta incandescente con l’annuncio oggi della composizione del nuovo Governo, con 4 ministri su 13 in carcere a Madrid o in esilio, accusati di 'ribellione' dalla giustizia spagnola per avere portato avanti con il precedente presidente Carles Puigdemont il progetto politico dell’indipendenza.

L’immediata risposta del premier spagnolo Mariano Rajoy è stata durissima. Ha definito «una provocazione» la composizione del Govern che «dimostra che la volontà di dialogo» annunciata da Torra «non è sincera», e ha minacciato di bloccarne l’entrata in funzione mercoledì. Il governo di Madrid, ha avvertito, "unico competente per autorizzare la pubblicazione del decreto di nomina, analizzerà la fattibilità del nuovo Govern viste le circostanze personali di alcuni designati». Torra oggi ha lanciato un duplice messaggio a Rajoy. Gli ha scritto, mano tesa, proponendo un incontro al più presto «senza condizioni». Ma nel pomeriggio lo ha sfidato annunciando il nuovo governo con due ex ministri di Carles Puigdemont in carcere preventivo (Jordi Turull e Josep Rull) e gli esiliati a Bruxelles (Lluis Puig e Toni Comin). Torra prevede di visitare lunedì i 9 leader catalani in carcere a Madrid. Potrebbe far giurare in prigione i due nuovi ministri. Turull ritrova il portafoglio della Presidenza che aveva con Puigdemont fino alla destituzione del Govern dopo la proclamazione della 'repubblicà, Rull torna al Territorio. Un simbolo della restituzione del Govern di Puigdemont che gli indipendentisti ritengono sempre il presidente legittimo, «illegalmente» destituito da Madrid. Simbolica sarebbe anche la gestione da Bruxelles dei ministeri della Cultura e della Salute da parte di Puig e Comin, nel quotidiano però pilotati dagli altri ministri.

Nel nuovo Govern indipendentista gli 'uomini fortì sono però il vicepresidente Pere Aragones, Economia e Finanze, e Elsa Artadi, vicina a Puigdemont, nuova portavoce. Avranno un ruolo chiave anche agli Esteri Ernest Maragall, fratello dell’ex President socialista Pasqual Maragall, che dovrà ricostruire la rete di ambasciate disfatta da Madrid durante il commissariamento, e agli Interni Miquel Buch, che dovrà riprendere il controllo, della polizia regionale dei Mossos e restituirne il comando al maggiore Josep Lluis Trapero, destituito da Madrid.

La prossima mossa ora dipenderà da Rajoy, che ieri si era detto disposto al dialogo con Torra, spinto anche dai partner europei. Il suo margine di manovra però è oggi strettissimo davanti all’impennata del nazionalismo spagnolo innescata dal conflitto catalano che cavalca su posizioni sempre più populiste e di destra - chiedendo pugno di ferro contro Torra - l'alleato-rivale Albert Rivera di Ciudadanos. Che così è balzato dal quarto al primo posto nei sondaggi, ai danni proprio dei popolari di Rajoy.

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