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Banche, possibili scossoni in Borsa in attesa del nuovo Governo

Sono le banche l'anello debole della catena di Piazza Affari in attesa del nuovo Governo che potrebbe iniziare a definirsi già lunedì prossimo. Sono state colpite dalle vendite nei giorni scorsi e - secondo diversi analisti finanziari - lo saranno anche nei prossimi, soprattutto per la forte esposizione sui titoli di stato italiani.

Ieri hanno sofferto molto, nel giorno del via libera degli iscritti al M5S al Contratto di Governo con la Lega, e potrebbe succedere anche lunedì.

Oggi si vota infatti nei gazebo della Lega e tra due giorni Luigi Di Maio e Matteo Salvini saranno ascoltati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non è tanto il programma di governo ad allarmare i mercati - sostengono gli analisti di diverse case d'investimento - quanto la forte dipendenza delle banche dallo spread, dato che i titoli di stato in portafoglio superano in molti casi il 60% degli attivi.

Con l'ultima tranche dei prestiti della Bce agli istituti (Tltro2), ad esempio, Ubi Banca ed Mps hanno comprato titoli per l'11% dei loro rispettivi portafogli, Bpm per il 12,8% e Poste Italiane addirittura per il 22%. Nella settimana di Borsa che si è chiusa ieri c'è stato un primo assaggio, proprio in concomitanza con la risalita del differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi.

A parte lo scivolone di Mps di giovedì (-8%), legato ad affermazioni del responsabile economico della Lega Claudio Borghi su un possibile cambio di governance, l'andamento della Borsa ha seguito all'incontrario la dinamica dello spread: più questo saliva più le banche scendevano.

Tutto è cominciato mercoledì scorso, con Banco Bpm e Fineco in calo di oltre il 5% e Unicredit del 4,7% e lo spread balzato da 130 a 150 punti. Giovedì il differenziale è risalito fino quasi a quota 160 e, a parte Mps, le banche hanno ceduto tra il 2,7% (Ubi Banca) e l'1,8% (Unicredit). Quello di ieri, invece, è stato un vero e proprio tonfo per Ubi (-7,85%), Bper (-6,64%), Banco Bpm (-6,36%), Popolare Sondrio (-3,8%), Creval (-5,76%) e Poste Italiane (-3,45%).

Colpite anche Mps (-3,52%), Intesa Sanpaolo (-2,46%) e Unicredit (-2,77%). Sulla prima, però, hanno pesato ancora le dichiarazioni politiche, a cui ha reagito la Consob invitando i politici a "misurare le parole" quando i mercati sono aperti.

Il calo degli altri istituti è invece legato ai 165 punti dello spread, livello mai più raggiunto dallo scorso ottobre. Secondo gli analisti di Bloomberg "il settore delle banche italiane continuerà ad essere il più esposto sia al ritardo nella formazione del nuovo governo, sia per l'incertezza sulla nuova direzione che prenderà in tema di austerità".

Poi c'è il tema dello smaltimento degli Npl, con le accelerazioni imposte da Bce e dall'Ue, di fronte alle quali - ritengono gli analisti - "alle banche italiane servono negoziatori forti", mentre un governo di coalizione "potrebbe essere piuttosto diviso sulle banche, accettando risoluzioni più severe".

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