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Aggressioni, Croce rossa Napoli avvia corsi di autodifesa per i soccorritori

La Croce Rossa di Napoli, dopo gli ultimi episodi di violenza ai danni di persone e strutture di soccorso, aggiungerà alla sua periodica formazione di tipo sanitario anche un corso che focalizzi il più possibile l'importanza delle tecniche di autodifesa fra i soccorritori, che vivono realtà complesse in cui il controllo delle emozioni delle persone coinvolte non è facile. "Occorre formazione psicologica" dice all'ANSA il presidente della Cri partenopea, Paolo Monorchio, "e poi serve una formazione fisica".

 Il sindacato dei medici Cimo, con una lettera inviata a tutti i direttori delle Asl e delle aziende ospedaliere d'Italia, chiama alle loro responsabilità i Dg o i legali rappresentanti delle strutture in qualità di datori di lavoro che devono "operare per l'integrale salvaguardia della salute dei propri dipendenti sia sotto il profilo della integrità fisica che della solidità psicologica".
    Il tema della sicurezza del personale medico e lo stop alle aggressioni - spiegano - si affronta, più che con appelli e nuove leggi, applicando le disposizioni che già esistono e costringendo le strutture sanitarie a venire allo scoperto sui Piani per la Sicurezza richiesti dall'attuale normativa, piani che spesso non sono né adeguatamente definiti né applicati.
    Il sindacato sottolinea che la frequenza quotidiana delle aggressioni rende palese la fragilità del sistema di tutela della incolumità fisico e psichica del personale sanitario. "Gli amministratori - affermano - sono responsabili delle inadempienze nella valutazione di tutti i rischi e nelle misure di prevenzione che ciascuna struttura deve declinare attraverso il Piano per la Sicurezza". Cimo insomma mette in mora le direzioni generali invitandole ad applicare le norme e a rendere immediatamente noto e consultabile il Piano per la Sicurezza. In mancanza di un riscontro, partiranno le diffide formali e le segnalazioni alle autorità giudiziarie. 

Il 30 aprile il Gup di Catania Giuliana Sammartino ha condannato a 8 anni di reclusione Alfio Cardillo, il 27enne arrestato il 19 settembre del 2017 da carabinieri, per avere sequestrato e violentato per alcune ore la dottoressa di 52 anni mentre era in servizio alla Guardia medica a Trecastagni. La Procura aveva chiesto la condanna a 15 anni di reclusione, ridotti a 10 per l'accesso al rito alternativo del processo abbreviato. Il Gup, che lo ha ritenuto colpevole di violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona, nella sentenza ha ritenuto la continuazione dei reati e la diminuzione del rito. Cardillo, che è detenuto, è stato interdetto in maniera perpetua dai pubblici uffici. Il giudice ha fissato un risarcimento del danno non patrimoniale di 60mila euro in favore della vittima, la dottoressa, Strano, e di 5mila per l'associazione antiviolenza e antistalking Calyspo. Il legale dell'imputato, l'avvocato Luca Sagneri, ha annunciato ricorso in appello contro la sentenza.

Dottoressa violentata, 'lasciata sola da ordine dei medici'
"La condanna l'ha decisa un giudice e sarà giusta, non sono un'esperta, ma a me resta l'amarezza dell'assoluta indifferenza dell'Ordine dei medici di Catania che mi ha lasciata sola, senza costituirsi parte civile nel processo". Così la dottoressa Serafina Strano, violentata nel settembre del 2017 nella guardia medica di Trecastagni mentre era in servizio,ha parlato con l'ANSA dopo la lettura in aula della sentenza del Gup di Catania che ha condannato a 8 anni di reclusione Alfio Cardillo. "Trovo scandaloso - aggiunge la dottoressa - che nonostante la mia segnalazione l'ordine dei medici di Catania non sia stato al mio fianco, ignorando il mio caso. E' l'ennesima dimostrazione che il sistema è malato".

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