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Egiziani, libici e marocchini: chi porta la "droga siciliana" attraverso la rotta balcanica

Dal 2011, in seguito alle note crisi politiche in Egitto ed in Libia, i canali commerciali della droga si sono radicalmente modificati. Facoltosi mercanti egiziani e soprattutto libici hanno difatti incominciato ad investire nell’acquisto di consistenti partite di hashish, nell’ordine di diverse tonnellate, comprate a buon prezzo in ragione della loro entità e del minor rischio.

Mentre i produttori algerini, che generalmente producono hashish di bassa qualità, preferiscono trasportare i carichi via terra, lungo un percorso che attraversa il Sahara per raggiungere i confini con la Libia, quelli marocchini, da considerarsi i maggiori fornitori mondiali di hashish, considerato della migliore qualità, prediligono il trasporto via mare poiché, oltre ad essere meno lungo, consente di evitare del tutto l’altissimo rischio di cadere vittima di predoni e/o di dover pagare “pedaggi” alle tribù lungo il tragitto, circostanza, quest’ultima, che molto spesso si verifica per la rotta “desertica”.

Lo stupefacente viene caricato, ad esempio, al largo di Casablanca, nell’Atlantico o tra Nador (Marocco) e Oran (Algeria) nel Mediterraneo e trasportato da siriani, egiziani o libanesi con pescherecci o navi commerciali fino al largo delle coste libiche della Cirenaica orientale (Marmarica), come confermato, tra l’altro, dagli esiti delle indagini, che hanno consentito di circoscrivere l’area marittima di trasbordo dei carichi di stupefacenti da parte delle navi madri verso i pescherecci locali ad una zona ben delimitata al largo di Tobruq (Golfo di Bomba, ai confini con l’Egitto).

Il nuovo canale commerciale individuato sarebbe utilizzato in parte anche per la cocaina proveniente dalla Mauritania o dal Sud America, come dimostrato da alcuni sequestri operati in Spagna e nello stesso Marocco. Dalla Libia e dall’Egitto una buona parte delle partite di droga sarebbero poi introdotte in Europa, lungo la cosiddetta rotta balcanica, già comunemente utilizzata per marijuana e eroina.

In questo rinnovato quadro del traffico di hashish, si inserisce l’operazione “Libeccio International”, che trae le proprie origini da spunti acquisiti nell’ambito dei canali di cooperazione internazionale di Polizia, con un forte impegno in ambito internazionale da parte del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nel contrasto al traffico internazionale di hashish all’interno del bacino del Mediterraneo.

Le imbarcazioni che trasportano lo stupefacente dal Marocco verso la Libia, lungo la costa del Maghreb verso Oriente, superata l’Algeria si infilano nelle acque del canale di Sardegna e, doppiato Capo Bon, si trovano a navigare nelle acque del Canale di Sicilia, dove vengono sorvegliate.

A partire dall’ottobre del 2014, delegati dell’Autorità Giudiziaria e della polizia Giudiziaria procedenti, unitamente ai rappresentanti della D.C.S.A e del II Reparto, prendevano parte ad una serie di riunioni con i rappresentanti di altri Organi di Polizia esteri in Francia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna, Portogallo, Albania, Marocco, Egitto, Turchia, Olanda e Germania. Sotto l’egida dell’Europol, si costituiva un tavolo unico permanente di lavoro con un Joint Operations Team tra Francia, Grecia, Italia e Spagna, nel cui ambito avviene un reciproco ed abituale scambio di elementi di indagine ed un continuo flusso di informazione ed è stato stabilito l’utilizzo di un comune modello d’intervento, che consenta ai quattro Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo di intervenire scambievolmente sulle imbarcazioni in transito in base ad esigenze logistico - operativo strategiche.

Lo sviluppo delle relazioni stabilite in campo internazionale ha ottenuto molteplici vantaggi e risultati. Innanzitutto, il confronto e lo scambio reciproco dei dati e delle informazioni all’attenzione delle autorità dei vari Paesi (fondamentalmente sui recapiti telefonici, le persone fisiche, le persone giuridiche e le imbarcazioni) consentivano di cogliere importanti collegamenti, convergenze e sovrapposizioni tra diversi episodi, apparentemente disgiunti, e di ricondurli fondamentalmente ad un unico contesto, in cui i protagonisti del fenomeno illegale legato al descritto traffico di stupefacenti nel Mediterraneo risultavano una ristretta cerchia di persone o società.

Per far capire quanto sia grande questo traffico, dal 2013 al 2015, in questo ambito, gli interventi assicurati dai vari Paesi hanno propiziato un controllo con esito positivo di una trentina di natanti, l’arresto di oltre 200 persone in flagranza di reato ed il sequestro di circa 400.000 kg di hashish e 500 kg di cocaina, per un valore approssimativo al dettaglio di qualcosa come 4,3 miliardi di euro.

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