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La Lega vara le seconde squadre in serie C, la B minaccia: "Blocchiamo il campionato"

Mentre si litiga sulla richiesta di convocazione dell’assemblea elettiva e sulla candidatura unica di Giancarlo Abete alla presidenza Figc, il commissario Roberto Fabbricini ha firmato la delibera per le seconde squadre dei club di serie A nel campionato di C, a partire dalla prossima stagione. E la serie B ha risposto duramente, minacciando di bloccare il prossimo campionato e di ritardare play off e play out di questa stagione.

La delibera Figc prevede che la riforma parta a settembre con i ripescaggi, e dal 2019 a regime (magari con la riforma dei campionati). In pratica, dal campionato 2018-2019 quante tra le 60 società di C non potranno iscriversi saranno sostituite nell’ordine da una seconda squadra di A (sempre che i club vogliano e facciano a tempo a presentar domanda, c'è tempo fino al 27 luglio), da una retrocessa di C e da una di Interregionale, per poi ricominciare il giro. Le seconde squadre avranno rose da «23 calciatori, di cui 19 nati dopo il 1/o gennaio 1996», a patto che non siano inseriti nella rosa di 25 dei calciatori della prima squadra e non abbiano disputato più di 50 gare nel massimo campionato. Di questi, almeno 16 calciatori devono essere tesserati con la Figc da almeno sette stagioni sportive. Saranno possibili i passaggi dalla prima squadra alla seconda, a meno che il giocatore non raggiunga nella prossima stagione 5 presenze in prima squadra. Alle seconde squadre sarà consentita la promozione in B, ma non oltre, e in caso di compresenza con la prima squadra (retrocessione di una e promozione dell’altra) sarà la seconda squadra a dover disputare il campionato inferiore. Se invece retrocedono, i club di A possono reiscriversi ma finendo in fondo alla lista. Ora il commissario dovrà anche fissare criteri di graduatoria.

A far scattare la protesta della Lega di B guidata da Mauro Balata la possibilità di promozioni nel suo campionato. «Non ci hanno consultato, subiamo danni economici», la valutazione dell’Esecutivo che ha convocato un’assemblea urgente per chiedere abolizione o modifica della riforma, che per il vicecommissario Costacurta «colma un gap italiano nella formazione dei giovani calciatori». Ma la B minaccia di ritardare i play off e play out e bloccare il prossimo campionato. Favorevole alla riforma Tommasi: «Chi vede nelle seconde squadre un’opportunità e non un ostacolo è lungimirante».

Ma c'è un altro fronte caldo, ed è quello delle elezioni. La Lega Dilettanti ha completato la raccolta firme per la richiesta di convocazione dell’assemblea elettiva: la fine del commissariamento e il voto è una volontà espressa all’unanimità dai delegati della Lnd. Nei giorni scorsi, Dilettanti, Lega Pro, Aic e Aia avevano trovato l’accordo per una candidatura unica alla presidenza, quella di Giancarlo Abete. Il presidente del Coni e commissario della Lega di A, Giovanni Malagò ribadisce la convinziopne che la modalità che ha portato alla candidatura di Abete sia «non solo inelegante ma anche profondamente sbagliata». «Concetti labili elegante/inelegante - replica con ironia Tommasi - Se non riesci, perchè non riesci; se provi, perchè provi; se fai, perchè fai...». Replicano a Malagò anche Gravina ("andiamo sull'usato garantito per un programma articolato") e Nicchi ("dal 29 gennaio nulla è cambiato, e allora noi ci impegniamo perchè tutto cambi").

Candidatura di Abete a parte, Malagò deve affrontare anche la grana diritti tv. Il commissario della Lega di A ha ribadito la necessità che «nell’assemblea del 22 maggio si debba prendere con coraggio una decisione. Decisione che io mi auguro sia all’unanimità o la più ampia possibile». Secondo Malagò «se il 22 maggio non abbiamo elementi certi è chiaro che non possiamo non tenerne conto per le strategie future della Lega. Onestamente andare avanti senza risposte oltre il 22 maggio secondo me è da incoscienti». «Mediapro ha lasciato intendere di voler aspettare l’esito del ricorso al Tribunale di Milano - aggiunge il capo dello sport italiano -, ed è giusto che loro pensino di voler attendere la risposta dell’appello, ma credo che qualsiasi persona di buon senso si renda conto che con queste tempistiche si va fuori tempo massimo. E onestamente questo non cambia la sostanza degli adempimenti contrattuali che ci devono essere».

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