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Governo M5s-Lega, si va verso un premier terzo e impazza il toto-nomi

Matteo Salvini

Sarà staffetta tra Di Maio e Salvini o sarà un premier terzo? Entro lunedì il M5s e la Lega dovranno presentare un nome al Colle come presidente del Consiglio e il dilemma non è stato sciolto. E nel caso in cui si dovesse optare per una figura terza ci saranno altre opzioni da valutare: sarà un politico? un parlamentare? Di sicuro non sarà un tecnico perché entrambi i partiti lo escludono ma l'identikit è di difficile composizione.

Questa mattina il Corriere.it fa il nome di Giampiero Massolo: "Diplomatico di lungo corso - si legge sul Corriere - presidente dell’Ispi, è stato primo segretario a Mosca, capo dei servizi segreti e piace alla Lega. Ma nel suo curriculum c’è molto altro: la sua carriera comincia con Giulio Andreotti, come consigliere diplomatico a Palazzo Chigi, e decolla con Berlusconi, di cui diventa capo della segreteria nel 1994. Massolo ottiene cariche e gratificazioni da Massimo D’Alema, Lamberto Dini e Gianfranco Fini. Nel governo Monti è a un passo dal diventare ministro degli Esteri, ma viene scalzato da Giulio Terzi". Tramontata l'ipotesi di Giorgetti, così come quella dell'ex ministro ed ex presidente dell'Istat Enrico Giovannini che si è tirato fuori dalla partita. Circola ancora il nome di Carlo Cottarelli ma non sembra avere molte chance. Rumor anche sul presidente dell'Antitrust, il palermitano Giovanni Pitruzzella, ordinario di Diritto costituzionale e avvocato cassazionista.

Anche se nel corso della mattina, fonti del M5S hanno spiegato che il nome del presidente di Fincantieri, Giampiero Massolo, come premier terzo non è stato fatto finora nel corso degli incontri tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sempre secondo queste fonti, ci sarebbe una certa contrarietà all’individuazione dell’ex capo dei servizi segreti come inquilino di Palazzo Chigi. E, a riguardo, un certo scetticismo filtra anche dalla Lega.

Da non trascurare il fatto che al premier terzo verrà consegnato il programma M5S-Lega da attuare, nonché i tempi e i modi dell’attuazione. E a quel programma il premier dovrà attenersi.

Meno nebulosa sarà la scelta dei ministri anche se dipenderà ovviamente dalla scelta del premier. In caso sia un terzo Di Maio e Salvini dovrebbero entrare nel governo (il primo agli Esteri e il secondo all'Interno) e fare i vicepremier. Anche se c'è chi descrive Salvini riottoso ad entrare nel governo per mantenersi le mani libere. Domenica, oltre a nome del capo del governo, i due partiti potrebbero indicare informalmente al Colle i ministri pesanti, ovvero quelli a Tesoro, Sviluppo Economico, Esteri, Interno e Welfare. Possibile che al Mef venga posto un tecnico anche se per i dicasteri economici, a cui mira il M5S, non si possono escludere i nomi di Lorenzo Fioramonti o Stefano Buffagni nonché quello del leghista Armando Siri. La squadra sarà snella, tra i 15 e i 20 ministri, e potrebbe includere alcuni tra gli esponenti più vicini a Di Maio, come Alfonso Bonafede, già candidato dal M5S alla Giustizia.

Ma c'è un convitato di pietra nella trattativa per la premiership, ed è Silvio Berlusconi. Nel day after del suo ok al governo "Jamaica" nell’ex Cavaliere è montata la rabbia per il trattamento ricevuto. E sale anche l’ipotesi che FI voti contro l'esecutivo. Dipenderà, come per Fdi, anche da chi siederà a Palazzo Chigi.

Anche se il voto contrario potrebbe anche essere frutto di una strategia, quella di far «pesare» un eventuale futuro sostegno di FI, soprattutto in Senato, dove M5S-Lega arrivano a quota 167, buona ma non assolutamente sicura. Numeri tra l’altro soggetti a molti umori anche tra i 5 stelle: in diversi, attendono di vedere il programma prima di mettere da parte l’irritazione serpeggiante per l’abbraccio con la Lega.

Sul fronte del programma, i temi sono noti: reddito di cittadinanza, flat tax, immigrazione ed anche il nodo del conflitto di interessi. Passando anche dall’esame della legge Fornero. «Il tema immigrazione, sicurezza sbarchi sarà parte fondante del programma del governo» promette Salvini dopo il vertice con Di Maio che ha dato il via al tavolo sui temi. Al tavolo del contratto si parte invece dal reddito di cittadinanza e dalla flat tax, due punti a prima vista inconciliabili anche se, lungo la traiettoria di avvicinamento, le due forze sono riuscite a trovare possibili compromessi, come la «progressivizzazione» della tassazione unica grazie alla leva delle esenzioni o detrazioni. Nel comunicato stampa ufficiale del M5s si parla di superamento della Legge Fornero, sburocratizzazione e riduzione di leggi e regolamenti; Reddito di cittadinanza, con «iniziale potenziamento dei centri per l’impiego», cosa che sembrerebbe significare che si parte da lì piuttosto che dal beneficio economico. E poi introduzione di «misure per favorire il recupero dei debiti fiscali per i contribuenti in difficoltà; studio sui minibot, riduzione costi della politica, lotta alla corruzione, contrasto all’immigrazione clandestina, legittima difesa».

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