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Gli Usa via dall'accordo sul nucleare e nuove sanzioni per l'Iran: l'annuncio di Trump

Donald Trump

Donald Trump ha annunciato formalmente il ritiro degli Stati Uniti dall’intesa del 2015 sul programma nucleare iraniano, dando il via libera alla reintroduzione in 90 e 180 giorni delle sanzioni che erano state congelate con l’accordo. Parlando alla nazione in diretta tv dalla Casa Bianca, il presidente americano in un colpo solo ha dunque spazzato via un pilastro della politica estera dell’era Obama, consumato uno strappo senza precedenti con gli alleati europei e gettato l’intero Medio Oriente in una situazione di grande incertezza.

Trump, che in passato per almeno due volte aveva rinviato la decisione, stavolta non ha deluso le aspettative, dando forma e sostanza ai timori per un’escalation dalle conseguenze imprevedibili. Una delle promesse simbolo della sua campagna elettorale è dunque mantenuta, a scapito dei rapporti non solo con l’Europa ma anche con la Russia e la Cina, che sono tra le sei potenze mondiali che hanno firmato l’intesa. «Siamo di fronte a un accordo disastroso, imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto essere siglato», ha spiegato il tycoon agli americani, sottolineando come quell'intesa «serve solo a mantenere in vita il regime di Teheran e non porterà mai alla pace». Sì, perché per il presidente Usa il pericolo che l’Iran arrivi comunque a dotarsi di armi atomiche è reale: «Abbiamo le prove che hanno mentito», ha assicurato, affermando che gli Stati Uniti «non saranno mai ostaggio di un ricatto nucleare».

Dunque alla fine, dopo mesi di trattative con gli alleati europei, ha prevalso la visione dei 'falchì divenuti sempre più numerosi nella cerchia del tycoon, a partire dal nuovo segretario di stato Mike Pompeo e dal neo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton. E a nulla sono serviti gli appelli alla cautela di quella parte dell’amministrazione Usa scettica sull'adozione di una linea dura verso l’Iran, possibilmente foriera di enormi tensioni. E che secondo alcuni analisti ed osservatori potrebbe paradossalmente rendere più facile per Teheran dotarsi di una boma atomica. Perché l’effetto più immediato della decisione di Trump potrebbe essere proprio quello di rendere più difficili i controlli sui siti nucleari iraniani.

A nulla sono serviti anche gli estremi tentativi compiuti dal presidente francese Emmanuel Macron, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal ministro degli Esteri britannico Boris Johnson per condurre Trump a più miti consigli. Proprio all’inquilino dell’Eliseo il tycoon avrebbe anticipato con una telefonata in mattinata la sua decisione. Ora c'è da capire quali saranno le prossime mosse, soprattutto quali sanzioni verranno reintrodotte e se ce ne saranno di nuove sul piano diplomatico ed economico, come ha minacciato Bolton. «Tutti i Paesi che aiuteranno l’Iran sul nucleare saranno colpiti dalle sanzioni», è stata l’unica indicazione data dal presidente americano.

E mentre a Wall Street sia il greggio che i principali indici di Borsa hanno subito un contraccolpo negativo alle parole di Trump, il Tesoro Usa ha spiegato che dopo 90 giorni saranno reintrodotte le sanzioni sull'acquisto di dollari americani dall’Iran e quelle sui metalli e il settore dell’auto. Dopo 90 giorni sarà revocata anche l’autorizzazione per l’export all’Iran di aerei, componenti e servizi. Le sanzioni legate al petrolio saranno reintrodotte dopo 180 giorni.
Le nubi sul panorama internazionale intanto già si addensano, malgrado la volontà di Teheran - annunciata dal presidente Hassan Rohani - di continuare a rispettare l’accordo assieme agli altri Paesi firmatari. Nella stessa dichiarazione tuttavia Rohani ha anche minacciato la ripresa dell’arricchimento dell’uranio «come mai prima d’ora» se le cose dovessero volgere al peggio.

La sponda europea è arrivata prima per bocca dell’Alto rappresentante Federica Mogherini e poi con un comunicato congiunto May-Merkel-Macron, nel quale si esprime "rammarico e preoccupazione» per la scelta di Trump e si ribadisce che Berlino, Parigi e Londra intendono restare fedeli all’intesa. Israele invece plaude allo strappo americano e ha iniziato a richiamare i riservisti e ad aprire i rifugi sul Golan, temendo una reazione militare iraniana e dei suoi alleati contro le comunità ebraiche sulle Alture.

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