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Giro d'Italia, a Caltagirone si impone il belga Wellens

Tim Wellens

Il primo assaggio di Sicilia barocca regala giochi pirotecnici e lancia segnali premonitori. Poco ci manca che non ci scappi anche la sorpresona e la classifica generale non venga sconvolta dagli strappi della parte finale del tracciato della 4/a tappa, partita da Catania e conclusa fra le ceramiche di Caltagirone, in un tripudio di folla. Rohan Dennis vede sbiadire il rosa della maglia che indossa, ma alla fine salva il primato e domani si presenterà da capoclassifica nella Valle del Belice, con il solito secondo di vantaggio su Tom Dumoulin. Alla fine è il belga Tim Wellens, che nel 2016 aveva già esultato nella tappa conclusa del Giro a Roccaraso, a digerire meglio la salita al 10 per cento che porta al traguardo. Un muro degno di una classica del nord che va di traverso a qualche big.

La frazione odierna aveva tutta l’aria del trappolone e, da questo punto di vista, non ha tradito le attese: perché Chris Froome ha perso 17» dalla vetta, Fabio Aru altri 6», Miguel Angel Lopez 17», Pinot è riuscito a limitare i danni, conservando i 34» di ritardo dalla maglia rosa. Come il colombian Esteban Chaves, tornato da Israele con 47» che oggi è riuscito a 'conservare'.

La prima delle tre tappe siciliane del Giro si è aperta con la protesta di un nutrito gruppo di sostenitori della Palestina proprio nel cuore di Catania (a vuoto il tentativo di impedire la disputa della tappa, tuttavia sono riusciti rallentare la partenza) ed è proseguita con l’esposizione di bandiere, drappi e striscioni inneggianti al popolo che si oppone a Israele, da dove è partita la corsa rosa.

Primi attacchi e fuga vera dopo pochi chilometri, con Enrico Barbin, Jacopo Mosca, Marco Frapporti, Quientin Jauregui e Maxim Belkov protagonisti assoluti per 164,5 chilometri, prima del ricongiungimento e del gran finale, fra curve a gomito e saliscendi nella strada verso Caltagirone. Una vera e propria prova di abilità che ha costretto i corridori a stupefacenti equilibrismi per rimanere in sella ed evitare l’impatto con l'asfalto. Un paio nel gruppo sono finiti a gambe all’aria, ma senza conseguenze.

Il finale è una specie di rompicapo: parte Chaves, si vede Pozzovivo, poi è Valerio Conti a salire sugli scudi e a conquistare virtualmente la maglia rosa, ma il sogno dura poco. Il gruppo reagisce e alla fine è tutto un susseguirsi di scatti o allunghi più i meno definitivi. Lo è quello di Wellens che dimostra di avere una marcia in più e vola verso il traguardo, mentre Pozzovivo non riesce - o non vuole, nell’attesa di tappe più adatte a lui - andare al di là di uno sforzo più duro e prolungato.

La marcia di avvicinamento alla prima, vera, dura salita del Giro d’Italia - giovedì appuntamento sull'Etna - prosegue non senza sorprese e con l’impressione che la caduta nella ricognizione della tappa a cronometro di Gerusalemme, che ha avuto per protagonista Froome, possa in qualche modo creare i presupposti perché il keniano bianco giochi in difesa. E’ solo un indizio, ma potrebbe rivelarsi fatale per il capitano di una squadra, la Sky, che al Giro d’Italia ha avuto sempre poca fortuna: da Richie Porte a Wiggins, da Geraint Thomas a Landa, i sogni dello squadrone britannico si sono sempre infranti nel nome della rosa. Cattivi presagi per il re indiscusso del Tour che in Italia è tornato per vincere, ma finora ha dovuto ingoiare solo un paio di bocconi amari.

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