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Giro d'Italia, Viviani vince la seconda tappa allo sprint

«A Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte, ad Haifa si lavora». Nella città che rappresenta il polo economico, diplomatico e commerciale dello Stato di Israele, da oggi il detto potrebbe essere subire qualche modifica e passare a un più eloquente: «A Tel Aviv si pedala e l’Italia vince».

Infatti, sul traguardo della 2/a tappa del Giro d’Italia, posto sulla Kaufmann street, a due passi dal lungomare Tayelet, a presentarsi sotto il traguardo a braccia alzate è Elia Viviani, sprinter di razza, perfino olimpionico a Rio nella pista (specialità Omnium). Un eroe dello sport azzurro, insomma, e non per caso. Il veronese mette a segno la volata perfetta, rimontando con prepotenza e determinazione il connazionale Jakub Mareczko, che aveva aggirato come un treno da sinistra il gruppone degli uomini-jet. Viviani ha operato un micidiale controsorpasso e alla fine è stato lui a esultare, dedicando la vittoria alla fidanzata Elena Cecchini, tre volte campionessa italiana.

Non vinceva al Giro d’Italia dalla seconda tappa del 2015, la Albenga-Genova. Quella volta in maglia rosa c'era Michael Matthews, oggi c'è un altro australiano, Rohan Dennis, che è diventato leader grazie alla vittoria del traguardo volante di Caesarea, dopo poco più di 105 chilometri di corsa: quei 3" conquistati con uno scattino nemmeno tanto dispendioso gli sono valsi il primato nella classifica generale, che fino a stamattina era nelle mani di Tom Dumoulin; ieri il 'tulipanò si era aggiudicato la cronometro con 2» di vantaggio proprio su Dennis. Oggi il sorpasso per un solo secondo e il cambio di leadership che dà vivacità alla prima corsa a tappe partita fuori dai confini europei. Non è nuovo a imprese extraeuropee, Viviani: il corridore della Quick-step Floors nel proprio curriculum vanta, infatti, diverse affermazioni nelle frazioni bollenti dell’Abu Dhabi e del Dubai tour, sempre organizzati da Rcs Sport.

Induce all’ottimismo, per il resto, la presenza di cinque italiani nei primi otto posti dell’ordine d’arrivo: Mareczko secondo, Bonifazio quarto, Modolo quinto e Belletti ottavo, oltre a Viviani sul gradino più alto del podio. Nel Giro d’Italia dell’anno scorso, il ciclismo azzurro aveva dovuto aspettare addirittura 16 tappe prima di celebrare il trionfo di Vincenzo Nibali nella Rovetta-Bormio. Poi, più niente. Quest’anno il conto è stato pareggiato già in Israele e a questo punto può venire il bello.

A cominciare dalla frazione di domani, l’ultima in terra israeliana: oggi la partenza da Haifa, la capitale del nord o la San Francisco d’Israele, domani il via da Bèer Sheva, attraverso il deserto di Aravà, nella regione del Negev, in direzione Mar Rosso, dove la frazione si concluderà verso Eilat. Un altro arrivo oltremodo suggestivo, ma un percorso durissimo: i medici hanno indicato la strada dell’alimentazione giusta da seguire, per affrontare una tappa «lunga, ventosa e calda». Assunzione di cloruro di potassio a lento rilascio, durante un percorso che obbligherà i corridori a diminuire l’8 per cento delle proprie prestazioni. Qualcuno indosserà dei collari di ghiaccio, cercando di difendersi dall’arsura del deserto.

Alla fine, chi ne avrà ancora può darsi battaglia in uno sprint che si prevede più incerto di quello odierno. E Viviani, oggi tirato magistralmente da un formidabile Zdenek Stybar, spera magari di concedere il bis. Un’Italia così vincente in un Giro sempre più internazionale è sempre una buona notizia.

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