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Ciclismo, Giro d'Italia: l'olandese Dumoulin prima maglia rosa

Tom Dumoulin

Della serie: dove eravamo rimasti? Tom Dumoulin continua la sua splendida favola in rosa e unisce, con un invisibile e lungo filo sottile, Milano con Gerusalemme.

O meglio: il Giro d'Italia numero 100 e quello rivoluzionario per la prima volta extraeuropeo, che è partito oggi dalla città simbolo della fede e della speranza. L'olandese volante, l'uomo dalla faccia pulita e dal sorriso irresistibile, si è tolto la maglia rosa solo per 9,7 chilometri indossando quella di campione del mondo della cronometro per poi rimettersi addosso il simbolo del Giro d'Italia, che si era portato a casa l'anno scorso, sempre dopo una prova contro il tempo, in un afoso pomeriggio milanese.

Dumoulin ha chiuso un cerchio e lanciato messaggi precisi alla concorrenza che, sul non facile percorso partito da Yitshak street e concluso nella Shlomo ha Meleck street, si è sbriciolata con impressionante cadenza.

Già al mattino, durante la ricognizioni, si erano avvertiti sinistri scricchiolìi nelle curve del tracciato di Gerusalemme, dove Froome, Lopez e Siutsou sono finiti a terra, ma il bielorusso ha avuto la peggio, finendo in ospedale con una vertebra fratturata e un ritiro tragicamente fantozziano prima ancora di prendere il via.

Anche se non impedisce di risalire in sella, una caduta lascia tracce indelebili nella mente umana: il corpo guarirà dalle abrasioni, ma aumenta il timore di un nuovo impatto con l'asfalto; va a finire che si spengono le spie della sicurezza e si comincia a pensare alle prossime 20 tappe.

Probabilmente per questo, proprio Froome è partito a fari spenti, cedendo 37" a Dumoulin; Miguel Angel Lopez ha addirittura affrontato il tracciato con il freno a meno tirato, risultando l'ultimo dei big (61/o), a 56" dalla maglia rosa. E dire che il corridore dell'Astana è considerato tra i favoriti per il successo finale, proprio perché unico colombiano ad andare forte anche cronometro, non solo quando la strada comincia a salire.

E gli italiani? Fabio Aru non era caduto nella ricognizione mattutina, ma ha preferito ugualmente limitare i rischi e il suo 47° posto è tutt'altro che onorevole: il sardo si ritrova già a 50" tondi tondi dalla maglia rosa. Su certe salite bastano pochi tornanti per azzerarlo, ma se queste sono le premesse Dumoulin non sembra disposto a cedere lo scettro impugnato l'anno scorso. Assai meglio Domenico Pozzovivo, primo degli italiani con il suo 10° posto: il lucano, che non è un cronoman, è risultato più veloce di gente come Pinot, Froome e ha realizzato lo stesso tempo di Tony Martin, specialista assoluto delle sfide contro il tempo, dall'alto dei suoi titoli vinti in passato.

Un buon presagio per il 'Pozzo', che in salita va forte: se si mette ad andare anche a cronometro rischia di trasformarsi in un avversario pericolosissimo per tutti. Peccato per Rohan Dennis, non nuovo a exploit del genere, che ha perso crono e maglia rosa solo per 2", dopo che si era messo il cuore in pace, quando Dumoulin era passato all'intertempo in 6'17", precedendolo di 4".

L'australiano ha sperato fino all'ultimo, ma l'olandesone volante - pur perdendo abbastanza nella parte finale - è riuscito ugualmente a precederlo. Ottime, infine, le prestazioni del belga Campenaerts, terzo pure lui a 2" da Dumoulin, e di Simon Yates (a 20"), apparso in gran forma. I cronomen adesso si fanno da parte e lasciano la ribalta agli sprinter che domani, a Tel Aviv, cercheranno gloria e, chissà, forse anche un po' di rosa.

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