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Si parte dalle supercellule per riscrivere il Dna umano

Si rimette in moto il grande progetto internazionale che mira a produrre in laboratorio il primo genoma umano sintetico. Annunciato fra speranze e polemiche nel 2016, il Genome Project-Write (Gp-write) riparte ora da una nuova roadmap decisamente ridimensionata, che punta ad un obiettivo più fattibile: lo sviluppo di super cellule umane resistenti ad ogni tipo di virus, da impiegare come 'mini-fabbriche' ultra sicure per la produzione di vaccini e farmaci biologici. Ad annunciarlo, in un meeting a Boston, sono stati i promotori del progetto, esperti che lavorano presso prestigiosi istituti come l'Harvard Medical School e la New York University School of Medicine. Pronti ad unire le forze con oltre 200 ricercatori, si trovano ora a cercare finanziamenti per inseguire un sogno che potrebbe avere risvolti rivoluzionari per la medicina e la società. "Il miglior modo per conoscere la biologia di un essere vivente è costruirlo: lo abbiamo fatto con virus, batteri, lieviti e credo che in futuro potremo farlo anche con l'uomo", commenta Sheref Mansy, esperto del Centro di biologia integrata (Cibio) dell'Università di Trento. "Se ci si attiene ad adeguate misure etiche e di sicurezza, perché non sostenere questo sforzo? Non dobbiamo aver paura di conoscere meglio noi stessi". La questione, però, è come raggiungere l'obiettivo. Le difficoltà incontrate in questi primi due anni hanno portato a ridimensionare il progetto Gp-write, come evidenzia anche la giornalista Elie Dolgin sul sito della rivista Nature: le super cellule indicate inizialmente come uno dei progetti pilota in cantiere, sono diventate ora la priorità su cui concentrare gli sforzi. "Rappresentano comunque un obiettivo piuttosto ambizioso", sottolinea Mansy. "Per raggiungerlo serviranno nuove tecnologie, ed è proprio questo il punto". Per ottenere le super cellule, i ricercatori dovranno ricodificare il Dna, cioè modificare le sequenze di tre 'lettere' che determinano l'inserimento di specifici amminoacidi durante la sintesi delle proteine: modificati questi 'codoni', le cellule parleranno un linguaggio incomprensibile per i virus, che non potranno più sfruttare i macchinari cellulari per replicarsi e causare infezione. L'esperimento, già realizzato con successo nel batterio Escherichia coli attuando 321 modifiche nel genoma, richiederebbe nelle cellule umane qualcosa come 400.000 modifiche. Questa strategia, secondo i ricercatori, potrebbe essere usata per sviluppare anche cellule resistenti alle radiazioni, al congelamento, all'invecchiamento e alla trasformazione tumorale. Il vero problema però restano i finanziamenti, "perché dopo due anni - ricorda Dolgin su Nature - non ci sono ancora fondi dedicati a questo progetto che potrebbe richiedere decine, se non centinaia di milioni di dollari per una durata di almeno un decennio".

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