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Web tax Ue, tempi si allungano. Padoan, passare ai fatti

SOFIA - Dopo gli entusiasmi iniziali, sul progetto di web tax europea tornano ad addensarsi i dubbi, che l'Ecofin informale di Sofia non ha fatto che alimentare. Anche i Paesi un tempo convinti sostenitori, come Regno Unito e Germania, premono sul freno e puntano ad allungare i tempi, mentre la Francia sogna una fuga in avanti entro l'anno e la Commissione spinge per promuovere la sua proposta. E il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan intravede il rischio di un arenarsi del dibattito e invita i colleghi a "passare ai fatti". Tornando poi sul dibattito sulla crescita commenta positivamente la conferma del giudizio di Standard&Poor's: "Significa che la direzione di marcia e la velocità sono quelle giuste".

 

Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici prova a ridimensionare la frenata sulla tassazione digitale emersa in modo evidente dopo la due giorni di riunioni informali: "E' ovvio che non c'è consenso oggi", perché come accade per tutte le proposte che riguardano il fisco, "non c'è mai consenso all'inizio", ma "anche gli scettici ritengono che bisogna fare qualcosa e che la situazione non può restare così". Moscovici ha spiegato che, anche se non c'è consenso e ci sono "molte opinioni diverse attorno al tavolo", in molti sono a favore della proposta della Commissione. "Ci serve un accordo entro fine anno, prima del nuovo ciclo di elezioni europee e della nuova Commissione", ha aggiunto.

 

Ma sulle sue parole pesano le posizioni da sempre contrarie di Irlanda, Malta, Cipro, Lussemburgo e Repubblica Ceca, a cui si aggiunge una Germania diventata scettica sulle misure a breve termine, cioè su una tassa europea da attuare subito invece di aspettare un'intesa all'Ocse nel 2020. Il Governo tedesco sembra essersi raffreddato dopo le proteste arrivate dagli industriali la scorsa settimana, e il ministro dell'economia Olaf Scholz non ha nemmeno preso la parola sul tema durante l'Ecofin, segnalando quantomeno una posizione attendista. La Francia invece continua a spingere - anche se per ora a vuoto - sull'acceleratore, e chiede un accordo entro l'anno. E c'è chi, come la Spagna, annuncia di andare avanti da sola con una sua web tax come del resto ha già fatto l'Italia anche se aspetta ancora i decreti attuativi.

 

Non è solo la web tax a dividere Parigi e Berlino, che puntano così a trovare una sintonia per scrivere la road map comune sulle riforme dell'Eurozona da presentare al summit Ue di giugno. La riforma del meccanismo di stabilità (Esm), la capacità di bilancio dell'Eurozona, la convergenza fiscale: sono tutti temi a cui Le Maire e Scholz lavoreranno nelle prossime settimane per arrivare ad una posizione comune. Sul completamento dell'unione bancaria già si sente una sintonia: "Devi prima ridurre i rischi per i cittadini e poi si possono condividere", ha detto il francese, riprendendo una posizione cara alla Germania che di fatto chiude alla possibilità di approvare in fretta lo schema comune di assicurazione sui depositi.

 

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