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Bollette e affitti in ritardo, maglia nera della Sicilia: 1 su 4 vive in povertà

ROMA. È la Sicilia la regione che sconta la quota più alta di persone che vivono in condizione di grave deprivazione, ovvero in forte difficoltà economica, risultando, tra l’altro, in ritardo con bollette e affitti, o non potendosi permettere una settimana di vacanze. Nella regione l’incidenza del fenomeno arriva al 26,1% nel 2016, toccando così uno su quattro, in tutto 1,3 milioni di siciliani. Lo rileva l’Istat in 'Noi Italia', dove per l’intera Italia registra un indice più che dimezzato rispetto al dato della Sicilia (12,1%).

Il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni è sceso di tre punti nel 2017, fermandosi al 34,7%.Tuttavia i livelli toccati nel Mezzogiorno superano il 50% (51,4%; 55,6% tra le ragazze) e in particolare in Calabria, dove la quota arriva in media al 55,6% (47,8% per i maschi e 69,2% per le ragazze).

Tra il 2015 e il 2016 la quota delle famiglie che vanno avanti sotto la soglia della povertà è rimasta «sostanzialmente stabile», confermando inoltre «il forte svantaggio del Mezzogiorno». Se però si guarda all’intensità del fenomeno, ovvero a 'quanto poveri sono i poveri', allora si riscontra un aumento: dal 18,7% del 2015 al 20,7% del 2016. E, cosa che può apparire come una sorpresa, l’intensità della povertà assoluta è più accentuata al Centro Nord (dal 18,0% al 20,8%) che nel Mezzogiorno (dal 19,9% al 20,5%).

Nel 2016, ricorda l’Istat, la povertà assoluta coinvolge il 6,3% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 742 mila individui). Il 10,6% delle famiglie è invece relativamente povero (2 milioni 734 mila) per un totale di 8 milioni 465 mila persone (il 14,0% della popolazione). Soffre il Sud: qui le famiglie in povertà assoluta rappresentano l’8,5%, mentre quelle in povertà relativa sono quasi un quinto.

A questo punto vale però la pena precisare che le famiglie in povertà assoluta sono quelle che vivono al livello o sotto la soglia rappresenta dalla spesa minima considerata necessaria e che varia in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è invece pari alla spesa media pro-capite, che nel 2016 è risultata pari a 1.061,35 euro mensili.

Nel dettaglio, l’intensità della povertà assoluta in Italia nel 2016 è stata del 20,7% (dal 18,7%): il Nord è passato dal 19,6% al 21,8%, il Centro dal 13,2% al 18,6% e il Sud dal 19,9% al 20,5%. Nel Nord e al Centro l'intensità è risultata in crescita, rispettivamente da 19,9% a 24,7% e da 18,8% a 23,7%. Al contrario nel Mezzogiorno alla maggiore diffusione della povertà si è associato un calo dell’intensità, dal 25,2% al 24,3%.

«Nel 2016 la maggior parte delle regioni registra una crescita del Pil pro capite», ma il «divario territoriale si mantiene alto: il livello nel Mezzogiorno è inferiore del 43,4% rispetto al Centro-Nord», rileva l’Istat, sottolineando che «seppur in crescita nel biennio 2015-2016, (+1,1% in ciascun anno), il Pil pro capite in termini reali segna una diminuzione negli ultimi dieci anni (-9,6% dal 2007)». Guardando all’indicatore a parità di potere d’acquisto, l’Istat spiega come tra il 2007 e il 2016 l’Italia mostri «una performance particolarmente negativa rispetto alla media Ue28: nel 2007 era più alto del 6,9%, nel 2016 è inferiore del 3,8%».

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