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Le prime poesie dell'intelligenza artificiale

Prime poesie composte dall’intelligenza artificiale. Sono un po’ ingenue, ricordano le frasi di un bambino, ma rappresentano il primo passo verso una nuova abilità: imitare il linguaggio umano con la tecnica basata sull’osservazione di un grandissimo numero di immagini. È quanto emerge dallo studio pubblicato dall’archivio on line di articoli scientifici arXiv, nel quale le pubblicazioni non hanno ancora affrontato il processo di revisione.

I ricercatori della Microsoft e dell’Università giapponese di Kyoto hanno perfezionato algoritmi in grado di associare immagini e testi. Questi programmi sono stati in un certo senso ‘addestrati’ attraverso l’utilizzo di migliaia di immagini, in modo da imparare ad associare loro delle rime o comunque delle frasi di senso compiuto. Finita la fase iniziale di scolarizzazione, gli algoritmi hanno affrontato la prova della scrittura, realizzando delle rime dopo aver ‘osservato’ immagini suggestive, in modo analogo ad alcuni test psico-attitudinali che legano figure colorate alle emozioni umane.

Il risultato è ancora preliminare, rappresentato da testi semplici come “il cielo grigio e nuvoloso è tranquillo e pacifico”, che ricordano le frasi di un bambino. Sottoposte al vaglio di giudici terzi, non è stato però possibile dire con certezza se le rime erano state realmente scritte da un bambino o da un algoritmo. E questo, secondo gli autori, rappresenta un traguardo importante verso “la generazione automatica di un linguaggio poetico attraverso le immagini”.

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