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Addio sfuso, Varvaglione n.1 in Puglia per fatturato e produzione

Ricomincio da tre. Varvaglione 1921, la maggiore azienda vinicola privata di Puglia per produzione e fatturato, dopo un 2017 chiuso con una produzione su 135 ettari di vigneti di 4 milioni di bottiglie e un fatturato di 18 milioni di euro, sceglie la strada della produzione di uve in una cantina propria e dell'accoglienza in masseria, acquisendone una del 1600 con 16 ettari di vigna nel tarantino.

Si gira pagina dopo una lunga carriera alla francese, dapprima nel commercio di uve e poi nell'acquisto e selezione di uve conferite da 300 vignaioli per la produzione con propria etichetta. A consacrare il salto di qualità come vigneron dell'azienda di Leporano, in provincia di Taranto, la prima verticale delle annate 2010-2014 dell'etichetta di punta, il Papale linea Oro Primitivo di Manduria in purezza, condotta dalla terza e quarta generazione della famiglia in un incontro con distributori internazionali e stampa a Borgo Egnazia.

''Tutto cominciò - ha raccontato la primogenita Marzia Varvaglione - vendendo vino alla base Nato di Taranto. Ben presto, grazie al grande lavoro di selezione di uve pugliesi, il marchio era noto nel mondo come boutique del vino sfuso. Nel 1958 l'avvio del primo impianto produttivo. E 20 anni fa il primo imbottigliamento in proprio, fortemente voluto da Maria Teresa Basile Varvaglione, imprenditrice e presidente del Movimento Turismo del Vino Puglia. E oggi un'ampia gamma di espressioni territoriali, con la linea 12 e mezzo, il grado alcolometrico beverino che accomuna Malvasia bianca del Salento, Rosato del Salento, e degli Igp salentini: Negroamaro, Malvasia Nera e Primitivo. Anche con la grafica le nostre etichette si staccano dal coro''.

A guidare le scelte enologiche il presidente Mimmo, Cosimo Varvaglione, e Salvatore Di Giacomo, presentato come ''il poeta del vino''. In vigna anche il frutto delle collaborazioni con l'università di Udine e di Bologna, nonché con l'Università di Roma Tor Vergata per l'installazione di una eco-antenna meteo che permette di abbattere i trattamenti in vigna, e quindi i costi, grazie a un puntuale monitoraggio di umidità, esposizione e vento.

''L'ultima acquisizione della masseria - ha detto Cosimo Varvaglione - accompagna i nostri investimenti per la crescita qualitativa, dalle tecnologie per conservare meglio il prodotto in affinamento alla formazione dei dipendenti (una trentina, a cui si aggiungono gli stagionali) agli spazi di stoccaggio e magazzino. Compriamo uve dalle tante aree vocate della Puglia col vantaggio di poter costruire blend al top per ciascuna annata. Cerchiamo di trarre vantaggio prendendo il meglio: per il nostro Primitivo ad esempio solo vigne vecchie ad alberello''. L'obiettivo, ha precisato Di Giacomo, è ''lasciare la personalità dell'annata, senza stravolgerla''. Una realtà in evoluzione dunque ma con un punto fermo: ''se vogliamo tutelare i vini pugliesi - ha concluso il presidente della Varvaglione - dobbiamo essere tutti convinti che l'imbottigliamento in zona è fondamentale. Altrimenti rischiamo tutti di perdere le nostre origini e la tipicità''. (ANSA).

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