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Sgominata la "banda del bancomat" che colpiva tra Enna, Catania e Siracusa: otto arresti

CATANIA. Una banda specializzata in "furti con spaccate" per estrarre e rubare bancomat da banche e uffici postali delle provincie di Catania, Siracusa e Enna, è stata sgominata dopo indagini dei carabinieri della compagnia di Gravina, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Norzi.

Nei confronti degli 8 indagati il gip Anna Maria Cristaldi ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ipotizza, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine. Il gruppo, secondo l’accusa, aveva come "base logistica" il rione di Librino a Catania e in due occasioni non avrebbe esitato, per favorirsi la fuga, a travolgere un poliziotto e un carabiniere.

Inoltre, dalle intercettazioni eseguite da militari dell’Arma, è emersa la volontà di «gambizzare a colpi di fucile» due ex affiliati che erano passati a un gruppo "rivale" che agiva nello stesso "settore".

Il provvedimento del Gip è stato eseguito nei giorni scorsi, ma la notizia ha trovato conferma soltanto adesso, dopo che due dei destinatari dell’ordinanza sfuggiti al blitz dei carabinieri si sono costituiti. Gli arrestati sono Rosario Ragonese, di 41 anni, ritenuto «il promotore e il capo» del gruppo, Massimo Grasso, di 42, Salvatore Musumeci, di 24, Rosario Puglisi, 27, Santo Ravasco, di 24, Federico Silicato, di 29, Alessio Viola, di 30, e Salvatore Viola, di 36. La tecnica era sempre la stessa: rubare un camion e un escavatore per divellere la cassaforte dell’Atm e portarla via per aprirla successivamente in un posto sicuro.

Tra gli episodi contestati l’'assaltò al bancomat dell’ufficio postale di Villasmundo (Siracusa), del 13 novembre del 2016, fallito per l’arrivo dei carabinieri. Per garantirsi la fuga uno di loro, alla guida di un’auto rubata, non ha esitato a tentare di travolgere un maresciallo dell’Arma che prima ha esploso due colpi di pistola per provare a fermare la vettura, senza centrarla, e poi a scansarsi per evitare di essere investito. Analogo episodio si è verificato, il 5 febbraio del 2018, quando la banda tentò di fare esplodere il un Postamat a Valguarnera Caropepe servendosi di una bombola di gas con miccia collegata a un detonatore a tempo. Anche in quel caso l'arrivo delle forze dell’ordine, la polizia, fece fallire il piano e anche quella volta per garantirsi la fuga i banditi non esitarono a tentare di travolgere un assistente capo che prima ha esploso due colpi di pistola a scopo intimidatorio, poi altri due nel tentativo di forare un copertone della vettura. Riuscito invece l’assalto, il 3 gennaio 2018, al bancomat dell’agenzia di Palazzolo Acreide (Enna) della Banca agricola popolare di Ragusa e fallito, per l’arrivo dei carabinieri, quello del 4 ottobre del 2010 di un Postamat a Fiumefreddo di Sicilia.

Le indagini dei carabinieri di Gravina di Catania, coordinate dal Pm Andrea Norzi e dall’aggiunto Ignazio Fonzo, si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali. Ascoltando una conversazione tra il presunto capo, Ragonese, e un altro degli arrestati emerge anche un piano per 'vendicarsì di due affiliati che erano transitati in un’altra 'banda di bancomat'. Il progetto era quello di «bruciargli le auto» e di gambizzarli "con colpi di fucile».

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