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Portaborse all'Ars, pronto il taglio: ecco cosa dirà la Corte dei conti

Palazzo dei Normanni

PALERMO. La Corte dei Conti suggerirà di ridurre il numero dei portaborse, facendo diminuire così anche la spesa. E suggerirà di “omogeneizzare” le varie tipologie di contratto con cui i collaboratori dei deputati sono stati assunti in questi primi 5 mesi di legislatura, evitando il fenomeno dei portaborse arruolati come colf e operatori del commercio. Questo diranno i magistrati contabili nella delibera che sta per essere pubblicata e che chiuderà l'indagine sul boom di assunzioni all'Ars: oltre 300 con un aumento delle uscite pari a oltre 3 milioni.

Non può, la Corte, spingersi a valutare la regolarità o meno dei contratti, perchè sforerebbe le competenze e l'autonomia dell'Ars. Che infatti sta già provvedendo ad accogliere gran parte dei suggerimenti dei magistrati.

Il piano che il presidente Gianfranco Miccichè sta mettendo a punto prevede di salvare tutti i precari storici stabilizzati e cancellare una delle altre due categorie di portaborse.

La conferenza dei capigruppo aveva già dato mandato agli uffici di scrivere un disegno di legge. E gli uffici stavano lavorando a un testo che preveda semplicemente un numero massimo di precari per ogni gruppo (a prescindere dalla categoria) e un tetto agli stipendi.

Ma in queste ore Miccichè sta provando a trovare l’intesa su una norma diversa. Oggi esistono una ottantina di stabilizzati (precari storici a cui per prassi a ogni legislatura viene prorogato il contratto), ci sono poi oltre 100 cosiddetti D6 (frutto di una equivoca norma nata per tagliare i costi e che ha invece fatto aumentare la spesa) e poi i veri e propri portaborse. La differenza fra le ultime due categorie è che i primi vengono pagati con un contributo annuo di 58 mila euro erogato a ogni deputato. Gli onorevoli poi hanno parcellizzato questo contributo fra più persone moltiplicando le assunzioni: operazione contestata dai magistrati contabili guidati da Maurizio Graffeo. La seconda categoria di portaborse è da sempre assunta in base a un secondo contributo da 3.180 euro al mese a ogni deputato.

La proposta di Miccichè è quella di cancellare i D6, che sono tra l’altro i precari di ultima generazione, salvando gli stabilizzati e la seconda categoria di portaborse.

Operazione che porta con sè una complicata alchimia contabile. I D6 costano poco più di 4 milioni mentre i portaborse della seconda categoria costano 2 milioni e 671 mila euro. La proposta di Miccichè prevede di spostare il budget dei D6 (dopo averli cancellati) sui portaborse tradizionali: ogni deputato avrebbe così a disposizione un budget (la cifra dovrebbe aggirarsi attorno ai 6 mila euro al mese) per contrattualizzare a tempo determinato, nel corso della legislatura, un collaboratore ed un portaborse che dovranno rispondere a requisiti di professionalità.

In questo modo il risparmio rispetto alle modalità e ai budget attuali sarebbe di circa 1,4 milioni e resterebbe una sola categoria, peraltro più nutrita. A questo si aggiungerebbe un taglio degli stipendi per le fasce più alte degli stabilizzati, che oggi possono arrivare a 63 mila euro: in futuro solo pochissimi potrebbero invece arrivare a 58 mila mentre il resto oscillerebbe fra i 43 e i 48 mila. «In questo modo - secondo quanto Gianfranco Miccichè ha detto nel corso di un forum all’agenzia Italpress - l’Ars risparmierà 2 milioni sulla spesa per i portaborse».

Il vantaggio dei deputati sarebbe quello di avere ugualmente un budget da 58 mila euro spostato su una categoria di collaboratori molto elastica dal punto di vista della contrattualizzazione. Si tratta di personale che non avrebbe neppure l’obbligo della presenza all’Ars. E il cui costo non è oggetto dei controlli della Corte dei Conti.

Stamani della proposta si è discusso in Consiglio di presidenza. E di nuovo solo i grillini si sono opposti. Per Giancarlo Cancelleri “così non si fa davvero un taglio e non si cancella affatto una figura. Noi proponiamo invece di introdurre tagli lineari ai budget per le due categorie: sia sugli stabilizzati con un tetto massimo e fasce di stipendio che sui D6 con un tetto massimo al numero.

Verrebbero invece tutti salvati i 44 precari arruolati dai nove membri del Consiglio di presidenza.

Su queste basi Miccichè ha già raccolto il sostegno di tutti i partiti tranne i grillini che continuano a preferire la via del taglio degli stabilizzati e presenteranno un emendamento in Finanziaria che punta sull’introduzione di un numero massimo di precari pari a circa 110 per l’intero Parlamento.

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