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La matematica e la sua storia

Altro che numeri sterili, formule odiose e teoremi astratti da imparare a memoria: la matematica è fatta di persone in carne ed ossa, immerse nel loro tempo, che usano i numeri per trovare soluzioni concrete a problemi pratici. Come è andata veramente, dalle caverne preistoriche fino all'ombra dei templi greci, ce lo racconta "La matematica e la sua storia - dalle origini al miracolo greco", il primo di quattro volumi scritti dai matematici Bruno d'Amore e Silvia Sbaragli (Edizioni Dedalo, 360 pagine, 22 euro).

Un messaggio forte e chiaro viene lanciato dalla prefazione, firmata dal matematico e divulgatore Umberto Bottazzini, così come dalla premessa degli stessi autori: l'opera non vuole essere un libro di storia della matematica, bensì un lungo racconto storico sulla matematica, che con piglio didattico punta a riempire le lacune lasciate dai testi scolastici. Sui banchi di scuola, infatti, "la matematica non si studia secondo un'evoluzione storica, si danno nomi di autori come fossero tutti appiattiti in una loro contemporaneità assurda", sottolineano d'Amore e Sbaragli. Nella mente degli studenti, Pitagora, Euclide, Descartes, Newton e Peano diventano quasi "esseri incorporei", "denominazioni astratte di teoremi e teorie", e non persone vere, immerse in una società condizionata dalla posizione geografica e da movimenti politici, sociali ed economici.

Per capirlo bisogna ribaltare la prospettiva: gli autori lo fanno invitando il lettore a scoprire la matematica attraverso una passeggiata nella storia, interrotta di tanto in tanto da soste dedicate a digressioni su aspetti artistici, culturali, sociali e politici che hanno accompagnato l'evoluzione della 'regina delle scienze'. Si parte dalle umide caverne degli uomini preistorici, con le loro 'calcolatrici' incise su ossa e pietra, per poi passare alle tavolette d'argilla della Mesopotamia, ai conti dei mercanti fenici e al periodo d'oro della matematica greca, tra mito e filosofia.

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