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L’Ars non “licenzia” i 300 portaborse, i partiti: tagli solo dal prossimo anno

PALERMO. Tutti salvi i precari dell'Ars. Almeno fino alla fine dell'anno il Parlamento regionale non strapperà i circa 300 contratti firmati con portaborse, collaboratori stabilizzati negli anni scorsi, autisti e consulenti del consiglio di presidenza.

Lo ha deciso proprio il consiglio di presidenza al termine di una riunione fiume iniziata a mezzogiorno è protrattasi ben oltre la pausa pranzo. I deputati hanno però deciso di varare una riforma che dovrà passare dal voto dell'aula ed entrerà in vigore dal prossimo anno.

Prevederà in primis la riduzione di almeno il 15% del budget oggi assegnato a ogni deputato per contrattualizzare i cosiddetti D6. Il budget ammonta oggi a circa 58.700 euro a deputato e la decurtazione varrebbe quindi 8.805 euro all'anno per deputato, cioè 616.350 euro. Sarebbe questo il risparmio frutto della riforma.

Diverso il caso dei cosiddetti stabilizzati, personale contrattualizzato nelle passate legislature che per prassi ottiene di volta in volta la proroga. I capigruppo hanno deciso, in omaggio a quanto già indicato dalla Corte dei Conti che sta indagando sul boom di assunzioni, di introdurre delle fasce retributive per graduare gli importi assegnati a ciascuno dei 75 beneficiari attuali (ma la categorie è forte di 84 persone).

Ci sarà un supporto della Ragioneria dell'Ars per introdurre delle fasce in base ai curricula. Per gli stabilizzati è stato proposto anche un piano di esodi e prepensionamenti visto che, secondo le prime stime, almeno un 10% all'anno di questa categoria può andare in quiescenza.

In generale verrà stabilito un minimo e un massimo di personale per ogni gruppo in base al numero dei deputati. La riforma – ha precisato Gianfranco Miccichè – verrà varata “entro una settimana”. Il presidente dell'Ars ha definito “incresciosa” la situazione che si è creata dopo la corsa alle assunzioni da parte di tutti i partiti e ha annunciato “una proposta per contenere la spesa e il numero dei collaboratori esterni dei gruppi parlamentari, al fine di ridurre lo spreco di risorse pubbliche”.

Tuttavia la riforma non verrà approvata con delibera del consiglio di presidenza: sarebbe stata la strada più veloce ma i partiti hanno scelto di agire con una legge e servirà dunque il normale percorso parlamentare in commissione e in aula. E servirà soprattutto una maggioranza di deputati che la approvi, una rarità di questi tempi.

Proprio in questi giorni si attende la decisione della Corte dei Controlli sulle irregolarità ipotizzate nella stipula dei contratti. I magistrati della sezione di Controllo, presieduta da Maurizio Graffeo, hanno ascoltato ieri la difesa dei capigruppo e poi si sono riuniti in camera di consiglio.

La Corte ha contestato l'assegnazione del massimo possibile a quasi tutti i precari, la mancata correlazione fra qualifiche alte e titoli di studio necessari e la moltiplicazione dei contratti sfruttando le pieghe di una legge nata per ridurre la spesa e che ha invece provocato un aumento dei costi di oltre tre milioni.

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