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Siria, Trump: "Risponderemo con forza all'attacco chimico". Tensioni con Putin

Donald Trump

NEW YORK. ''Non possiamo lasciare che atrocità'' come quella in Siria ''si verifichino'': all'attacco chimico ''risponderemo con forza'', afferma il presidente americano Donald Trump, senza però fornire dettagli sul tipo di risposta e sulla tempistica.
Trump annuncia che deciderà come rispondere all'attacco nelle prossime ore.

Intanto ha avuto un colloquio telefonico col suo omologo francese Emmanuel Macron per continuare a coordinarsi sulla risposta ''all'atroce uso di armi chimiche in Siria''. "Un attacco odioso e intollerabile" lo ha definito Trump, che ha convocato i suoi generali alla Casa Bianca, promettendo "decisioni importanti" entro 24-48 ore.

Forse un raid missilistico contro obiettivi del regime siriano, come un anno fa. Il commander in chief ha detto di non escludere "alcuna opzione", esattamente come il capo del Pentagono James Mattis. A pagare, ha avvisato, saranno "tutti i responsabili", "anche Putin" se dovesse risultare coinvolto.

Prima però, ha spiegato davanti alle telecamere presiedendo una riunione di governo, "gli Usa cercheranno di capire chi c'è dietro l'attacco chimico, se la Russia, la Siria, l'Iran o tutti insieme".

"Dicono che non sono stati loro. Per me non ci sono molti dubbi ma i generali lo capiranno", ha assicurato, mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riuniva per discutere il da farsi, compresa una richiesta Usa per una nuova inchiesta indipendente sull'uso di armi chimiche in Siria. Richiesta sostenuta anche dall'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura e dalla stessa Cina.

Al Palazzo di Vetro è andato in scena uno scontro frontale tra l'Occidente e la Russia. Le notizie dell'attacco sono 'fake news' per distogliere l'attenzione dal caso Skripal, ha attaccato l'ambasciatore di Mosca Vassily Nebenzia, accusando le leadership di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia di essere "impegnate in una politica dello scontro con Russia e Siria". Lanciando una sfida: far volare subito a Damasco gli esperti dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) per una indagine sul luogo dell'attacco, con la scorta delle forze russe e siriane. Ma l'ambasciatrice Usa, Nikky Haley, ha replicato evocando le complicità di Mosca e Teheran ("La Russia ha sulle mani il sangue dei bambini siriani") e promettendo che gli Usa risponderanno, a prescindere dal fatto che il consiglio di sicurezza agisca o meno.

Mosca, Teheran e Damasco continuano a negare ogni responsabilità. Anzi, il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov è andato oltre, sostenendo che gli esperti militari di Mosca non hanno trovato "tracce di cloro o di altre sostanze chimiche usate contro i civili" a Duma.

La tesi resta quella di una "provocazione" dei ribelli stessi per addossare la colpa al governo siriano e ai suoi sponsor russi e iraniani, giustificando così un intervento americano. "Gli Usa stanno prendendo misure non per lasciare il Paese, come ha annunciato Trump, ma per stabilire un punto di appoggio lì per lungo tempo", ha accusato Lavrov. Il capo della diplomazia russa ha anche messo in guardia gli Stati Uniti dal condurre raid militari in Siria: "Lo sapete, abbiamo degli obblighi nei confronti di Damasco basati sul nostro accordo con il legittimo governo della Repubblica araba siriana su richiesta di questo governo che è, per inciso, uno stato membro delle Nazioni Unite".

L'Occidente, in attesa di conferme, sembra concorde nel ritenere che Putin abbia delle responsabilità, come ha sintetizzato Mattis: "La prima cosa che dobbiamo esaminare è perché si continuano ad usare armi chimiche quando la Russia si era fatta garante della loro rimozione". "Mosca ha tradito i suoi impegni", gli ha fatto eco la Casa Bianca, ribadendo che il presidente vuole ancora ritiRare le truppe dalla Siria ma vuole anche essere sicuro che Assad sia dissuaso dall'usare armi chimiche contro i civili.

Così ora Trump sta valutando quali misure prendere. Contro Mosca potrebbero scattare altre sanzioni, contro Teheran idem, accompagnate dalla cancellazione dell'accordo sul nucleare, mentre nei confronti di Damasco sono attese rappresaglie militari, molto probabilmente assieme alla Francia di Emmanuel Macron, con cui ieri il tycoon ha concordato "di coordinare una forte risposta comune".

Il Pentagono ha già una lista di obiettivi da colpire, mentre due cacciatorpediniere classe Arleigh Burke stazionate nel Mediterraneo sono pronte ad attacchi missilistici nel giro di poche ore.

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