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Cinture di sicurezza obbligatorie da 30 anni, salvato il 27% delle persone coinvolte in incidenti

ROMA. L’11 aprile del 1988 arrivava in Gazzetta Ufficiale il decreto che disciplinava, a partire dal 26 aprile dell’anno successivo, l’obbligatorietà delle cinture di sicurezza nelle auto degli italiani. Entrava così in vigore la legge n. 111 che introduceva anche nel nostro Paese l’obbligo di installare e di utilizzare le cinture di sicurezza di tipo omologato a bordo dei veicoli.

In effetti l’applicazione del decreto attuativo lasciò allora ancora 12 mesi di tempo per adeguare tutte le auto immatricolate dopo il primo gennaio 1978, in quanto la 'dead line' venne fissata dall’allora ministro dei Trasporti Santuz, come previsto dalle norme, per il 27 aprile del 1989. E con le cinture arrivò allora anche l’altrettanto importante obbligo di far viaggiare i passeggeri più piccoli sui seggiolini omologati, dal 26 aprile del 1989 per i bambini da 0 a 4 anni ed entro il 26 ottobre per quelli da 4 a 10 anni, sia sui sedili anteriori che su quelli posteriori.

L’introduzione di questi dispositivi ha fornito un importante contributo al miglioramento della sicurezza sulle strade, visto che da sole - senza l’aiuto aggiuntivo degli airbag - hanno negli anni salvato il 27%-28% delle persone coinvolte in incidenti altrimenti mortali.

E nel 2018 cade anche un altro anniversario, quello della 'invenzione' delle cinture a tre punti - fascia addominale più fascia diagonale, oltre la spalla - che, di fatto, ha dato il via allo sviluppo dei moderni sistemi con pretensionatore. 60 anni fa Volvo fece infatti sviluppare all’ex ingegnere aeronautico Nils Bohlin il primo modello a tre punti, sfruttando (e questo è un fatto poco noto) un progetto che nel 1956 era stato realizzato dalla Vattenfall, la compagnia elettrica nazionale svedese. Vattenfall, che movimentata 1.500 veicoli più i 15.000 privati dei dipendenti, aveva in quel periodo un grosso problema: il tasso di mortalità della sua forza lavoro a causa di incidenti automobilistici. Il compito di rendere più sicure le vetture dei dipendenti venne affidato a due ingegneri della compagnia elettrica, Bengt Odelgard e Per-Olof Weman. Sulla base di ricerche dell’US Air Force, Odelgard e Weman giunsero alla conclusione che un cintura diagonale, piuttosto che quella semplice addominale, avrebbe migliorato notevolmente la sicurezza.

L’invenzione venne notata dal nuovo capo di Volvo Gunnar Engellau su segnalazione di Stig Lindgren, un medico consulente dell’azienda. Convinto della funzionalità delle 'Vattenfall Seat Belts' Engellau nel 1958 chiese a Nils Bohlin, un ex ingegnere aeronautico, una soluzione ancora più funzionale, che combinava la cintura addominale usata negli aerei con quella diagonale inventata da Odelgard e Wemana. E il debutto dela cintura di sicurezza a tre punti avvenne sulle Volvo PV544 e Amazon tra il 1958 e il 1959.

Sorprendentemente, la Casa svedese che pur deteneva il brevetto del modello a tre punti, autorizzò altri costruttori concorrenti a usare gratuitamente questo sistema, sapendo che avrebbe contribuito a salvare un grande numero di vite umane.

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