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Violenza contro medici e operatori sanitari, Musumeci scrive ai prefetti: "Fronteggiare l'emergenza"

Nello Musumeci

PALERMO. «La recrudescenza di aggressioni violente nelle strutture sanitarie siciliane ci impone una seria riflessione su un fenomeno che ha assunto livelli allarmanti. È intollerabile che professionisti debbano, nel proprio posto di lavoro, essere esposti a tali rischi ed è altrettanto inqualificabile il metodo di chi intende farsi ragione con la violenza». Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, dopo l’ennesima aggressione a personale medico negli ospedali siciliani.

«Ho scritto - continua - ai nove prefetti della Sicilia, chiedendo loro di convocare al più presto possibile i rispettivi Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, per discutere in quelle sedi le opportune soluzioni per fronteggiare una vera e propria emergenza. A nome mio, e di tutto il governo regionale, desidero esprimere solidarietà a quei lavoratori offesi dalla violenza: un atteggiamento sempre e comunque ingiustificabile».

L'ennesimo caso di violenza contro gli operatori sanitari si è verificato a Palermo. Un bimbo nato prematuro, a 30 settimane, con un grosso tumore emangioendotelioma che arriva al diaframma causando problemi respiratori, operato come extrema ratio ma con possibilità quasi nulle di farcela, muore nell’ospedale dei bambini di Palermo e il padre, un giovane del popolare e periferico quartiere Zen, mentre discute coi medici comincia a picchiarli, ferendone quattro tra cui il primario di Chirurgia pediatrica Gloria Pelizzo. Un nuovo caso di violenza ai sanitari scuote Palermo dove questi casi sono ormai periodici. Il manager dell’ospedale Civico Giovanni Migliore e il dirigente del reparto di Terapia intensiva dell’ospedale pediatrico Di Cristina, Giuseppe Re hanno presentato due esposti contro il genitore violento che ha causato a un medico un trauma cranico e una prognosi di 30 giorni. I genitori del bambino hanno anche loro fatto una denuncia.

Giovanni Migliore sottolinea che «l'escalation di aggressioni ai medici e agli operatori degli ospedali non è più una questione di singoli e sporadici casi, ma sta assumendo sempre più i contorni di un fenomeno che non è più tollerabile». Il direttore generale annuncia che l’Arnas Civico-Di Cristina «si costituirà parte civile per chiedere giustizia e tolleranza zero nei confronti di chi risponde con la violenza ingiustificata al quotidiano impegno di competenza e sacrificio dei nostri professionisti in difesa dei bambini». Il deputato del M5s Giorgio Trizzino, direttore dell’ospedale Di Cristina in aspettativa precisa che «nella nostra società sembra farsi strada il 'divieto di morirè. Non dobbiamo consentire speculazioni di alcun tipo nei confronti della classe medica e contrastare in ogni modo quel fenomeno indecoroso di avvocati che ho personalmente trovato nelle corsie di degenza a proporre ai pazienti ed ai loro familiari azioni legali prive di ogni fondamento giuridico».

Paolo Petralia, direttore generale dell’Istituto Gaslini di Genova e presidente nazionale associazione ospedali pediatrici italiani, spiega che «il dolore, comprensibile, per la perdita di un figlio non giustifica alcuna reazione violenta. Di fatto, però, medici e operatori - a cui va la mia più profonda solidarietà e vicinanza - sono diventati ormai il parafulmine di dolore, disperazione ma anche di episodi di violenza gratuita che non intendiamo più far passare sotto traccia».

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