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Test italiano sulla capsula Dragon

Un test italiano sta volando verso la Stazione Spaziale a bordo della capsula Dragon della Space X, l'azienda privata che sta consegnando i rifornimenti per conto della Nasa. Il test consiste in colture di cellule di osso di topo e l'obiettivo è studiare gli effetti che su queste ha l'assenza di peso, sia per studiare l'osteoporosi sia per aiutare gli astronauti protagonisti delle future missioni su Luna e Marte. L'esperimento, chiamato "In vitro bone", è organizzato dal gruppo dell'università di Bari coordinato da Maria Grano finanziamento dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e il supporto dell'Agenzia Spaziale italiana (Asi).

L'arrivo alla Stazione Spaziale dellacapsula Dragon, lanciata nella sera del 2 aprile dalla base di Cape Canaveral (Florida), è previsto domani. A bordo ci sono 2,6 tonnellate di materiali tra rifornimenti e materiali per gli esperimenti. "E' importante trovare contromisure per contrastare il progressivo deterioramento delle ossa e dei muscoli che gli astronauti subiranno nelle future missioni spaziali di lungo periodo", ha detto all'ANSA Maria Grano. L'esperimento resterà in orbita per 28 giorni e il rientro a Terra è previsto ancora con la capsula Dragon.

"Queste ricerche - ha proseguito Grano - hanno ricadute anche a Terra perché gli effetti sulle ossa dell'eccessiva sedentarietà e dell'invecchiamento sono simili a quelli dell'assenza di gravità". Il gruppo italiano, del quale fanno parte Silvia Colucci, Giacomina Brunetti, Graziana Colaianni, dell'università di Bari, e Giorgio Mori dell'università di Foggia, ha coltivato cellule ossee di topo su una impalcatura in 3D che simula l'osso. Le cellule sono state quindi trattate con la molecola chiamata irisina, la cosiddetta 'molecola della palestra' i cui effetti sono stati scoperti dallo stesso gruppo di ricerca e che viene prodotta dai muscoli durante l'esercizio fisico.

I test a Terra sugli animali hanno finora dimostrato che l'irisina induce la formazione di nuovo tessuto osseo, rendendo le ossa più resistenti alle fratture. Il test nello spazio permetteranno di avere risposte in tempi più rapidi e di capire se effettivamente questa molecola sia un'arma efficace contro l'indebolimento delle ossa. "L'osteoporosi che sviluppano gli astronauti in un mese - ha detto la ricercatrice - è paragonabile a quella sviluppata in un anno da una donna dopo la menopausa". Se le risposte dal test in orbita saranno positive, il passo ulteriore sarà la sperimentazione sull'uomo.

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