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L'Italia stavolta prova a ripartire dai giovani, a Wembley per la riscossa

Gigi Di Biagio

ROMA. Centotrenta giorni dopo il flop di San Siro, con l’Italia fuori dal Mondiale per la prima volta dopo 60 anni, il fallimento azzurro resta palpabile anche a Manchester e, soprattutto, il 'nuovo corso' ancora un’illusione. Lo 0-2 incassato dalla truppa di Di Biagio al cospetto dei vicecampioni del Mondo, un’Argentina non certo trascendentale e senza tanti suoi assi e la sua stella più brillante, non sposta di una virgola il giudizio post-Svezia: è una nazionale 'malaticcia' e se non è andata in Russia un motivo ci sarà.

I 90' di ieri sul campo dove gioca il Manchester City di Pep Guardiola hanno confermato tutti i limiti degli azzurri di oggi, con Gigi Di Biagio, ct-traghettatore, chiamato a proporre qualcosa di nuovo, che invece non si è visto. Otto reduci della nefasta partita di San Siro (compreso Insigne che quel match lo vide dalla panchina) erano in campo ieri, con Chiesa, De Sciglio e Rugani uniche novità dal 1': come dire, che il nuovo corso (Pellegrini, Cutrone, Cristante, poi entrati a 20 minuti dalla fine) può aspettare.

D’altronde, era anche difficile per il neo ct, ufficializzato appena 40 giorni fa, trovare qualcosa di nuovo e di più affidabile. Di certo, l’amichevole di Manchester ha avuto il sapore di un match di 'passaggio' tra il vecchio e il nuovo ma con gli stessi interpreti e problemi di sempre. Che per l’Italia si chiamano schemi (indecifrabili), talento (che non c'è), imprevedibilità (assente), carattere (nel Dna solo degli azzurri 'bianconeri'). Tra chi ha visto una nazionale brutta e opaca e chi invece ha colto qualcosa di buono (i primi 20' della ripresa), resta il fatto che gli azzurri non hanno creato nulla davanti (fatta eccezione per le occasioni capitate sui piedi di Insigne e Pellegrini ma dopo due 'assist’ involontari degli argentini), dimostrandosi sfilacciati a centrocampo (con Verratti fotocopia sbiadita del giocatore ammirato col Psg), con poco equilibrio (le due reti argentine sono arrivate da contropiede) e zero passaggi per gli spaesati Immobile, Chiesa e Insigne, che pure ci hanno messo del loro.

Italia-Argentina era una partita che doveva servire più a Jorge Sampaoli (chiamato a un doloroso casting in attacco, ma beato lui, vista l’abbondanza e il talento a disposizione) che a Gigi Di Biagio, il quale ha invece preferito andare sull'usato sicuro, anziché ricalcare le orme di 'Fuffo' Bernardini che 44 anni fa, dopo la debacle del Mondiale tedesco ripartì davvero da zero, impostando la squadra che poi avrebbe fatto faville ad Argentina '78. Fra tre giorni ci sarà un altro esame per gli azzurri, questa volta di inglese a Wembley, e il 'precario' Di Biagio (per il nuovo ct «dobbiamo cercare il meglio», ha spiegato il commissario Figc, Fabbricini, quasi anticipandone il taglio a giugno e oggi Costacurta ha aggiunto che il nome uscirà il 20 maggio) dovrà cercare sopratutto di eliminare dalla testa dei suoi ragazzi quel senso di frustrazione e fallimento che si portano dietro da ormai quasi 5 mesi.

Complice anche la ripresa del campionato sabato 31, è probabile che il ct risparmi qualche calciatore che ha giocato ieri, puntando su forze fresche e giovani: l’Inghilterra di Gareth Southgate, pur priva del bomber Harry Kane, è reduce da una importante vittoria all’Amsterdam Arena contro l’Olanda, come dire che non sarà una passeggiata.

Sopratutto, sarà importante vedere quali cure il commissario tecnico adotterà per evitare di fare la figura di sparring partner contro la nazionale di casa. Scontato un ampio turnover con Donnarumma al posto di Buffon (ieri comunque irreprensibile), Rugani, Darmian e Ogbonna sulla linea di difesa (più uno tra Florenzi o Zappacosta) e la coppia Pellegrini-Bonaventura ad agire ai lati del regista (uno tra Jorginho o Verratti). In attacco, chance dal 1' per Cutrone, mentre Verdi dovrebbe essere uno dei due esterni (l'altra maglia se la giocano Candreva e Insigne).

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