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Elezione dei presidenti di Camera e Senato, non c'è intesa: fumata nera

ROMA. Fumata nera alla Camera sia alla prima che alla seconda votazione per eleggere il presidente. Nessuno ha raggiunto la maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea, ovvero 420 voti, richiesta al primo scrutinio. Anzi, nelle urne di Montecitorio è arrivata una valanga di schede bianche: 592 sui 620 deputati che hanno partecipato al voto; 18 le nulle, voti sparsi per Brunetta (2), Muroni (2), Stumpo (2), Bonafede (2), Ermini (1), Lupi (1), Tripiedi (1). Dalle 17, la seconda votazione per la quale (come per la terza) il regolamento abbassa il quorum ai 2/3 dei votanti, contando anche le schede bianche. L'esito tuttavia non si prevede diverso.

Fumata nera anche alla seconda votazione alla Camera. Nessuno ha raggiunto il quorum dei due terzi dei votanti, contando anche le schede bianche, richiesto dal regolamento al secondo ed al terzo scrutinio.
Servirà una nuova votazione, la terza. Il quorum rimarrà anche in questo nuovo scrutinio quello dei 2/3 dei votanti, contando anche le schede bianche.

A vuoto il primo voto anche al Senato. Presenti 317, votanti 317, maggioranza 161, voti dispersi 5, schede bianche 312. "Proclamo il risultato della votazione. Poiché nessun senatore ha ottenuto la maggioranza - dichiara nell'Aula del
Senato il presidente emerito Giorgio Napolitano - indico una nuova votazione alle ore 17". E la seduta è stata sospesa.

Le ultime due ore, infatti, sono servite alla riunione della Giunta provvisoria per la verifica dei poteri, presieduta dal senatore decano Giacomo Caliendo, di Fi - che doveva pronunciarsi sui senatori subentranti al posto dei candidati eletti in più collegi - per rinviare alla fine tutti i nodi (relativi ad eletti in Sicilia e in Puglia) alla Giunta definitiva per le Elezioni e Immunità che dovrà costituirsi nei prossimi giorni.
Intanto, resta lo stallo nel negoziato tra M5s e centrodestra sulle due poltrone più alte del Parlamento. Berlusconi riunisce il vertice di Fi a Palazzo Grazioli. Brunetta insiste per un incontro tra leader (cioè con Di Maio) per decidere i candidati da votare insieme e annuncia comunque da domani il voto su Paolo Romani al Senato. I Cinquestelle confermano il veto all'incontro con Berlusconi e al voto per Romani. Quanto ai candidati, per la Camera salgono le quotazioni di Roberto Fico su Riccardo Fraccaro. 'Non l'abbiamo proposto per non bruciarlo, ma credo possa essere il nostro presidente della Camera', dice uno degli esponenti più vicini ai vertici del MoVimento.
Quanto al Senato, il fronte dei 5Stelle preme sul centrodestra, anzitutto su Salvini, perchè convinca Fi a cedere su Romani e comincia a usare anche qualche velata minaccia di cambiare cavallo. Il piano B del M5s sarebbe di votare un candidato del centrosinistra al ballottaggio previsto alla quarta votazione di Palazzo Madama: Luigi Zanda (un nome che provoca la reazione del renziano Ettore Rosato, 'non si faccia prendere in giro') o Emma Bonino, come dice esplicitamente il senatore M5s Matteo Mantero interpellato in Trasatlantico.
Dipenderà dall'esito delle trattative della notte se il murale comparso nel centro di Roma sul bacio Salvini-Di Maio - che ricorda quello di Berlino tra Breznev e Honecker, al 30/o anniversario del regime della Germania Est nel 1979 - resterà nell'immaginazione di Tvboy, l'artista di strada palermitano del movimento NeoPop che lo firma, o sarà l'immagine figurata di un accordo vero tra centrodestra e Cinquestelle.
Quanto al Pd, ha colpito il partito l'affondo di Giorgio Napolitano che, aprendo la legislatura a Palazzo Madama davanti anche al neosenatore Matteo Renzi, ha detto che 'il risultato delle elezioni ha mostrato quanto poco avesse convinto l'auto-esaltazione di governi e partiti di maggioranza. Ha contato molto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme. Il voto ha determinato un netto spartiacque, a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi di fatto sono oggi candidati a governare il Paese', mentre 'il partito che nella scorsa legislatura aveva guidato tre governi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all'opposizione'.

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