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Al di là del Big Bang un universo speculare al nostro

Il Big Bang non sarebbe l'inizio del tempo: dall'altra parte esisterebbe un altro universo gemello, identico al nostro ma speculare. A ipotizzarlo è una nuova interpretazione delle equazioni di Einstein, che va oltre le teorie elaborate dallo stesso Stephen Hawking negli anni Sessanta. Il modello è pubblicato sulla rivista Physics Letters B da un gruppo internazionale a cui partecipa anche il fisico Flavio Mercati, dell'Università Sapienza di Roma.

"La nostra ricerca risolve un dilemma dalla lunga storia nella comprensione dell'Universo primordiale: non lo fa creando un nuovo modello, ma revisionando l'interpretazione del modello di Einstein", spiega all'ANSA Flavio Mercati. "La riscrittura delle sue equazioni fa sì che l'Universo, all'approssimarsi del Big Bang, si schiacci come una frittella. Ogni oggetto tridimensionale diviene bidimensionale per un istante infinitesimo. Continuando l'evoluzione oltre questo istante, gli oggetti tornano 3D, ma sono 'allo specchio': la destra e la sinistra sono invertite".

I nuovi calcoli prevedono quindi "l'esistenza di un Universo gemello al nostro, situato temporalmente prima del Big Bang, in cui la destra e la sinistra sono invertite, così come lo scorrere del tempo", continua Mercati. "Possiamo pensarli come due universi 'schiena a schiena', che evolvono in direzioni temporali opposte e che hanno una proporzione di materia ed antimateria invertita. Si potrebbe così aprire l'eccitante possibilità di spiegare il problema dell'asimmetria tra la materia, che costituisce tutte le galassie e i pianeti che conosciamo, e l'antimateria, presente in quantità minore". 

In passato ci sono stati diversi tentativi di 'proseguire' la descrizione dell'universo al di là del Big Bang. "Il nostro approccio è innovativo, nel senso che non abbiamo cercato di 'evitare' il Big Bang: nel nostro modello - spiega il ricercatore - lo spaziotempo continua a perdere di senso, come concetto fisico, in quell'istante. Non abbiamo introdotto né nuova fisica, né abbiamo dovuto ricorrere ad effetti quantistici. Ciò che cambia è solo l'interpretazione che attribuiamo agli oggetti matematici quali lo spaziotempo .

Per raggiungere questo risultato, abbiamo separato le quantità fisiche che definiscono lo stato del nostro Universo ad ogni istante (quantità che si possono misurare, come l'aspetto delle stelle e delle galassie nel nostro cielo e in quello degli altri corpi celesti) dalla 'mappa' che descrive il posizionamento di queste quantità nello spaziotempo. Quello che abbiamo trovato è che, nonostante la mappa perda di senso al Big Bang, la dinamica di queste quantità fisiche - e quindi la fisica stessa - rimane ben definita e permette di prevedere l'evoluzione delle quantità fisiche oltre il Big Bang".

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