ROMA. Il rush finale per la presidenza delle Camere è iniziato. E Luigi Di Maio prova a sbloccare la partita. Dopo aver delegato i capigruppo M5s, entro stasera sentirà al telefono Salvini, Brunetta, Meloni, Martina e Grasso. E tornerà ad avocare al M5s la presidenza di Montecitorio, ma garantirà la ricerca di "figure di garanzia", esclusi però "condannati" o persone "sotto processo".
Ma la soluzione ancora non c'è, anche perché nel centrodestra le acque sono agitate: Salvini smorza le tensioni e assicura che i rapporti sono ottimi ma si cerca il nome per la presidenza del Senato, che la Lega, a quanto si apprende, vorrebbe per sé. Mentre il Pd, pur restando "all'opposizione", prova a entrare in partita: "Guai all'Aventino - dice Martina - Non staremo a guardare".
In vista delle votazioni di venerdì che daranno inizio alla legislatura, si continua a ragionare su uno schema secondo cui la Camera andrebbe al M5s, il Senato al centrodestra. Ma la ricerca di una condivisione mette 'sub iudice' ogni nome. Per Montecitorio, dove sono in pista i nomi di Emilio Carelli e Riccardo Fraccaro, spunta l'ipotesi di un incarico allo stesso Di Maio.
Per Palazzo Madama, invece, rischia di condizionare la partita il veto grillino a nomi di indagati o condannati: il leghista Roberto Calderoli ha infatti pendenze - ma il processo potrebbe risolversi a breve - l'accusa di odio razziale nei confronti di Cecile Kyenge e il forzista Paolo Romani è stato condannato per peculato per la vicenda di un cellulare in uso alla figlia. Il centrodestra, che al Senato ha da solo i numeri e una tradizione garantista alle spalle, può ignorare la condizione di Di Maio. Ma una mediazione interna potrebbe archiviare i due nomi più quotati in favore di un 'outsider' leghista: poco probabile Giulia Bongiorno, che da finiana bocciò più d'una legge ad personam, più quotati Stefano Candiani e soprattutto Erika Stefani, responsabile giustizia gradita a Fi.
Nel centrodestra i rapporti restano tesi, come dimostra la vicenda di un articolo di Libero critico verso Renato Brunetta e la chiusura a un accordo di governo con il M5s. Interviene Silvio Berlusconi: "Non ci facciamo intimidire da queste aggressioni e continueremo a lavorare per far uscire il Paese da questa delicata situazione di stallo e assicurare all'Italia un governo stabile". In serata uno scambio di "baci" a distanza tra Salvini e Brunetta calma le acque. Ma il leader della Lega ribadisce il "no a un governo tutti insieme per tirare a campare" e tiene aperto il dialogo con Di Maio.
"Non voglio un accordo a due" e la scelta dei presidenti non c'entra col governo, sottolinea il capo politico del Movimento, che avvia le sue 'consultazioni', che includono la seconda telefonata in pochi giorni con Salvini. Non c'è solo da scegliere i presidenti ma anche vicepresidenti (Ettore Rosato o Lorenzo Guerini alla Camera e Franco Mirabelli o Andrea Marcucci al Senato, sono le ipotesi Pd), questori, segretari. L'obiettivo dei Cinque stelle è creare le condizioni alla Camera per "cancellare i vitalizi" con una delibera dell'ufficio di presidenza a prescindere dalla formazione di un governo. Ma sul punto è Salvini a frenare: "L'emergenza vera è il lavoro".
"Stanno giocando il secondo tempo della campagna elettorale. Ma non ci avranno: incalzeremo, non ci sottraiamo al confronto", osserva Martina. Il tentativo del Pd è condizionare le scelte sulle Camere ("No all'Aventino") ed evitare il ritorno al voto, visti anche i sondaggi che danno M5s e Lega ancora in crescita.
L'ampio fronte 'governista' del partito, da Gianni Cuperlo a Carlo Calenda, fa già sapere che entrerebbe, in caso di stallo, in un governo di scopo con tutti i partiti (magari dopo un referendum tra gli iscritti Dem). Ma per ora la linea è "opposizione" a M5s e centrodestra: "Un governo M5s-Lega sarebbe pericoloso", afferma Martina. "Gli italiani hanno votato. Non ci sono - ribatte Salvini - governi pericolosi"
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