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Malattie gengive, per la cura spesso "presto non è meglio"

- Nello cura della parodontite, un tempo nota come piorrea, fare in fretta spesso non significa fare meglio. E per risolvere il problema ci possono volere, nei casi più complessi, fino a 12 mesi di terapia. A mettere in guardia da "false aspettative create da chi promette di curare il problema bene e presto" è Mauro Merli, esperto della Società di Parodontologia e implantologia (SidP).
    Casi gravi di parodontite riguardano due italiani su 10, ma fare una corretta diagnosi non è cosa banale e curarla spesso non è cosa breve. "Ci sono vari fattori di rischio che possono influire in questa patologia come la familiarità, il fumo, il diabete. E' compito del parodontologo identificarli e dare i consigli giusti per modificare i comportamenti errati", spiega l'esperto a margine del ventesimo congresso della SIdP in corso a Rimini. Tra questi una sbagliata igiene dentale. "I batteri presenti nella bocca - prosegue Merli - formano un biofilm su denti e gengive che deve essere eliminato attraverso una terapia di pulizia in profondità. In questo modo spesso otteniamo la messa sotto controllo dell'infezione e quindi la guarigione".
    Nei casi più gravi serve la chirurgia per correggere in profondità i difetti creati dalla malattia. "In questi casi bisogna fare i necessari approfondimenti diagnostici per raccogliere informazione di tipo clinico e radiografico, quindi formulare un piano di cura". Spesso i pazienti chiedono di fare in fretta. Ma, specifica, "in questo come in tanti altri campi, fare prima non significa fare meglio. Ci sono tempi canonici legati alla guarigione della ferita che vanno assolutamente rispettati e sono dettati da Madre Natura. Questo a volte significa aspettare da tre mesi a sei mesi prima di vedere la soluzione della malattia. Ma in alcuni casi si può arrivare fino a dodici". Quindi, conclude Merli, "attenzione a chi promette guarigioni troppo veloci, perché si rischia in realtà di creare danni".(ANSA).
   

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