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Licenziamenti nella società La Sicurezza, in bilico 900 dipendenti fra Palermo, Agrigento e Caltanissetta

PALERMO. La società di vigilanza privata “La Sicurezza” fa scattare i licenziamenti e la Uiltucs chiede l’intervento del prefetto di Catania. In questi giorni, spiega il sindacato guidato da Marianna Flauto, alcuni lavoratori della società con sede a Raddusa e che opera in tutte le province siciliane, stanno ricevendo le lettere di licenziamento.

A essere coinvolti sono dipendenti di Palermo, Gela, Caltanissetta e Agrigento. All’azienda nei giorni scorsi era stata ritirata la licenza dalla prefettura di Catania “ma eravamo stati rassicurati – spiega Flauto – sul fatto che i lavoratori sarebbero stati salvaguardati. Dalle notizie che ci arrivano il film sembra diverso. La società ha alle sue dipendenze circa 900 persone e siamo molto preoccupati per la loro sorte. Se le prefetture non intervengono sui committenti, arriveranno altre lettere di licenziamento. Il rispetto delle legge si deve pretendere ma i lavoratori vanno garantiti e le istituzioni devono comprendere che quando ci sono in ballo centinaia di famiglie bisogna trovare soluzioni tempestive senza temporeggiamenti o rinvii. Abbiamo chiesto unitariamente un incontro regionale al prefetto di Catania ma ad oggi nessuna risposta. Avevamo chiesto tempestivamente l’incontro proprio perché speravamo di evitare il peggio ma già sono partiti i primi licenziamenti”.

Chiediamo al prefetto competente ovvero il prefetto di Catania, considerato che l’azienda operava con licenza della prefettura di Catania che ha poi concesso l’estensione regionale, di convocare con urgenza un tavolo con tutti i soggetti coinvolti per avere chiaro quali azioni intraprendere per tutelare questi lavoratori, per garantire le loro famiglie e non disperdere professionalità”.

Quindi Flauto ricorda che “il prefetto durante gli incontri che si sono realizzati si è impegnato ad intervenire a tutela dell’occupazione ma considerato che i lavoratori operano con committenti sia privati sia pubblici e sono dislocati in più province, si rende necessario un coordinamento tra le Prefetture delle varie province coinvolte nel tentativo di ricercare una o più soluzioni a tutela di questo bacino”.

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