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Il dopoguerra nell'arte 'politica', tra Guttuso , Fontana e Schifano

  PALAZZO STROZZI  - Politica, militanza, contestazione e cambiamenti sociali in un ventennio di straordinaria vitalità dell'Italia, quello dall'immediato dopoguerra al '68. E' il fil rouge di 'Nascita di una Nazione: tra Guttuso, Fontana e Schifano', mostra di arte contemporanea accolta in Palazzo Strozzi a Firenze dal 16 di marzo al 22 luglio. L'esposizione, curata da Luca Massimo Barbero, racconta le correnti artistiche di quegli anni, dall'informale alla Pop art, fino ad arrivare all'arte povera e a quella concettuale. Ottanta le opere che compongono l'itinerario dell'esposizione, con dipinti, sculture e installazioni tra i quali, oltre a quelle di Guttuso, Fontana e Schifano, spiccano creazioni di Alberto Burri, Emilio Vedova, Piero Manzoni, Michelangelo Pistoletto e tanti altri. E' proprio nelle due decadi del boom economico, quelle che separano la fine del conflitto mondiale dall'anno principe della contestazione, che avviene la trasformazione profonda della società italiana. In questo periodo prendono forma nuove idee e concezioni dell' arte, che si proietta nella contemporaneità attraverso una straordinaria molteplicità di linguaggi, materie e stili alimentati di segni e figure della cronaca. Ad aprire 'Nascita di una Nazione' è uno dei capolavori del 'realismo militante' di Renato Guttuso, la battaglia di Ponte dell'Ammiraglio (1951-1955), realizzata per l'Istituto di Studi Comunisti Palmiro Togliatti delle Frattocchie. Alla grande tela vengono contrapposte le poetiche delle nuove avanguardie rappresentate dall'astrazione antirealista di Giulio Turcato con le bandiere rosse stilizzate del suo Comizio (1950) e da due opere del decennio successivo, il provocatorio collage su stoffa Generale incitante alla battaglia (1961) di Enrico Baj e il décollage sul volto di Benito Mussolini L'ultimo re dei re (1961) di Mimmo Rotella. Ampio spazio poi all'arte informale a cavallo tra i '50 e '60, con l'esistenzialismo tormentato di opere come Scontro di situazioni '59-II-1 (1959) di Emilio Vedova, i tagli nel metallo Concetto Spaziale, New York 10' (1962) di Lucio Fontana e le sperimentazioni radicali di Alberto Burri su juta, tela e legno bruciato. Da segnalare poi, anche per l'inserimento in un avvolgente allestimento completamente bianco, la serie di opere 'acromatiche' di Piero Manzoni, presente in mostra anche con una delle sue celeberrime scatolette 'Merda d'artista' (1961). E lo scoppio della Contestazione, infine, trova la sua raffigurazione nell'iperpoliticizzazione concettuale di dipinti sul tema della militanza (in cui il rosso la fa da padrone) come Compagni compagni di Schifano e Corteo di Franco Angeli, entrambi datati 1968. Ed è dello stesso anno, a ideale chiusura del percorso, l' installazione dell'Italia, rovesciata e appesa ad un filo, di Luciano Fabro: simbolo esplicito di una trasformazione sociale e culturale che in venti anni aveva portato al sovvertimento degli stessi concetti di Nazione e Paese. (ANSA).

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