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Migranti, tre fratelli in fuga dalla Libia per salvare il più piccolo dalla leucemia

PALERMO. Lasciare il proprio Paese, la guerra, e affrontare il mare per cercare di salvare una vita dalla morte: è quanto accaduto a tre fratellini recuperati all’alba su un piccolo gommone dalla Ong spagnola Proactiva Open Arms. Tre ragazzi in fuga dalla Libia nel tentativo di dare una speranza a uno di loro, colpito dalla leucemia. Lo scopo del viaggio, hanno spiegato i ragazzi, era arrivare in Europa, in Italia, e trovare un ospedale dove poter curare e salvare Allah, di soli 14 anni.

Il recupero del gommone, che per l’intera traversata confidava nell’utilizzo di 200 litri di carburante, ha innescato la soddisfazione dei soccorritori: «notte felice nel Mediterraneo - ha scritto sui social uno dei membri dell’equipaggio della Ong - tre fratelli con un sacco di amore e 200 litri di benzina si sono messi in mare per avere la possibilità di dare al fratello che ha la leucemia, la speranza di raggiungere un ospedale europeo. Veri eroi».

Detto di una storia che si spera possa concludersi nel migliore dei modi, nulla cambia in tema di partenze: ammonta a circa 280 il numero dei migranti che oggi sono stati salvati al largo della Libia in quattro diverse operazioni di soccorso coordinate dalla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma. I migranti erano a bordo di 4 gommoni e sono stati recuperati da un’imbarcazione delle Ong, un motopesca e una nave di supporto alle attività di alcune piattaforme petrolifere.

Nel frattempo tornano sotto le luci dei riflettori le condizioni dell’hotspot di Lampedusa: lì, hanno dichiarato il segretario di Possibile Giuseppe Civati insieme a un attivista dello stesso partito, Stefano Catone, commentando l’ultima relazione messa a punto dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, «ci sono condizioni paragonabili a quelle di un campo di concentramento, né più né meno: ci chiediamo dove siano stati in tutti questi mesi i ministri Minniti e Orlando, fortissimi con i deboli, mentre all’interno dei nostri stessi confini si venivano a creare luoghi di detenzione arbitraria». Nei giorni scorsi, hanno aggiunto i due esponenti di Possibile, "una delegazione composta da avvocati, ricercatori e mediatori dell’hotspot di Lampedusa, ha documentato 'condizioni drammatiche di vita e sistematiche violazioni dei diritti umani»

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