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Stati Uniti, Trump: "Presidente a vita? Perchè no... Un giorno chiamerò Kim Jong-un"

WASHINGTON. Xi Jinping presidente a vita? «Un grande», secondo Donald Trump, che sornione ammette di pensarci anche lui: «Perché no... forse un giorno». Una battuta, certo, una delle tante con il quale il presidente americano ha intrattenuto la platea del Gridiron Club Dinner, tradizionale gala del più antico e prestigioso club di giornalisti di Washington. Ma quando parla il tycoon - sottolineano il giorno dopo molti osservatori - non si sa mai dove finisce lo scherzo. Come quando nel suo intervento si è detto pronto a telefonare direttamente a Kim Jong-un per far pace con il "Little Rocket Man" dopo l’escalation di offese personali degli ultimi mesi.

Quello di Trump, accompagnato dalla first lady Melania, è stato un vero e proprio show davanti a un pubblico che lui considera in gran parte ostile, quei rappresentanti dei media che accusa di essere «nemici del popolo americano» e fabbrica di fake news. E che poche ore prima era tornato ad attaccare su Twitter, spiegando che il mondo intero li prende in giro: "Stanno diventando pazzi!». Proprio per la sua guerra personale con i media il tycoon è stato il primo presidente in decenni a snobbare l’ultima edizione di un altro iconico evento, il gala organizzato ogni anno dai corrispondenti della Casa Bianca. Ma stavolta, anche anticipando il rientro dal weekend in Florida, non si è sottratto alla sfida e ha voluto esserci.

Spolverando la sua migliore verve per replicare a critiche e battute, secondo il racconto dei presenti all’evento che si è svolto a porte chiuse. «Sono contento di essere venuto qui a rovinarvi di persona la serata», ha esordito Trump sciorinando un umorismo a tutto campo. La gran confusione che regna alla Casa Bianca? «E' stata una settimana tranquilla.... ma il caos mi piace, è divertente. Chi sarà il prossimo a lasciare? Steve Miller o Melania?», ha scherzato il tycoon, alludendo alle voci dei dissapori con la first lady. Poi le lodi al leader cinese: "Ora è presidente a vita. E’ stato capace di farlo, e penso sia un grande. Forse un giorno anche noi avremo questa possibilità...».

Poi, tra il serio e il faceto, la mano tesa a Kim, ma senza rinunciare a definirlo nuovamente un pazzo. «Ci hanno chiamato alcuni giorni fa per dire che ci vogliono parlare. Io ho detto anche noi, ma dovete denuclarizzarvi, dovete farlo. Vedremo quel che succede», ha proseguito Trump, assicurando di non escludere «colloqui diretti» con Kim Jong-un. «Certo - ha aggiunto - per quanto riguarda il rischio di trattare con un pazzo, questo è un suo problema, non mio». Quindi il presidente ha preso di mira gli "avversari" del New York Times: «Io sono un’icona di New York. Voi siete un’icona di New York. La sola differenza è che io possiedo ancora il mio edificio». Non sono mancate le battute sul genero Jared Kushner (presente alla serata con la moglie Ivanka) a cui la Casa Bianca ha vietato l'accesso ai documenti top secret: «Siamo arrivati tardi stasera perché Jared non ha passato i controlli della sicurezza», ha scherzato tra le risate dei presenti. L’ultima stoccata al ministro della Giustizia Jeff Sessions, a cui Trump non ha mai perdonato di essersi tirato indietro dalla supervisione delle indagini sul Russiagate: «Lo sapete, è strano... gli ho offerto un passaggio per venire qui ma si è ritirato».

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