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Latina: carabiniere spara alla moglie e dopo ore di trattative uccide le figlie e si suicida

ROMA. Ha aspettato la moglie sotto casa e appena l’ha vista le ha sparato più colpi riducendola in fin di vita. Poi ha preso le chiavi dell’appartamento dalla borsa della donna, quella casa e quella donna che non voleva lasciare, e ha ucciso le figlie, 8 e 14 anni, nei loro letti mentre dormivano. Dopo nove ore di trattativa, barricato in casa con i cadaveri delle figlie, Luigi Capasso, 43 anni, carabiniere in servizio, si è ucciso con un colpo di pistola. La stessa pistola, quella d’ordinanza, usata contro le figlie, Martina e Alessia, e la moglie, Antonietta Gargiulo, 39 anni, che ora è gravissima in ospedale.

L’ennesima violenza in famiglia, l’ennesima crisi coniugale finita nel sangue, col sacrificio di due ragazzine e di una donna. «Ho paura, non voglio vedere e non voglio che veda le mie figlie», aveva detto Antonietta presentando un esposto contro il marito. Una separazione burrascosa quella di Luigi e Antonietta tra esposti, persino aggressioni e schiaffi da parte di lui.

«Era geloso», dicono i vicini che ora piangono le due sorelle "inseparabili» e la donna conosciuta e che frequentava la parrocchia. Oggi il tragico epilogo che forse Antonietta aveva cercato di evitare con le sue segnalazioni ed esposti.  Un dramma familiare consumato in una palazzina di un residence di via Collina dei pini, a Cisterna, iniziato questa mattina quando l’appuntato dei carabinieri, originario di Napoli e in servizio a Velletri, ha atteso la moglie alle 5,30 sotto casa. Le spara tre volte colpendola all’addome, al volto e alla scapola. Poi le prende le chiavi dell’appartamento e raggiunge la casa al secondo piano della palazzina in un residence tranquillo. Si barrica in casa dove dormono le figlie, Martina e Alessia, e le uccide nel sonno. Ma per nove lunghe ore non si saprà nulla. Una teste racconta: «dal balcone ho visto Antonietta in terra, ferita, gridava aiuto».

La famiglia che abita nell’appartamento al terzo piano racconta di aver sentito altri spari, tre o quattro, tra le 5,30 e le 6, dopo avere ascoltato i tre colpi che avevano raggiunto Antonietta. «Non sentiamo le voci della ragazzine da ieri sera, stamani non le abbiamo sentite», dicono ai carabinieri.

Il comandante provinciale di Latina Gabriele Vitagliano, sul posto col comandante provinciale di Roma Antonio De Vita, i corpi speciali, i Gis di Roma e poi quelli di Livorno per preparare l’irruzione, a metà mattina dice: «Si teme il peggio». Arrivano i negoziatori dell’Arma. Le trattative vanno avanti per ore, da balcone a balcone, anche con l’aiuto di un’amica di Capasso. L’appuntato è agitato, alterna dialoghi a lunghi silenzi. Poi ammette di avere ucciso le figlie. Infine sparisce in casa. Le speranze ormai non ci sono più: i militari fanno irruzione. Trovano i cadaveri delle due sorelle: la più piccola nel lettone con un colpo alla schiena, la più grande nel suo letto raggiunta da un colpo all’addome. Il corpo senza vita di Capasso nel soggiorno.

Una tragedia forse annunciata, come conferma l’esposto che Antonietta Gargiulo aveva presentato il 7 settembre scorso al commissariato di Cisterna, in cui aveva raccontato le aggressioni subite pochi giorni prima: davanti allo stabilimento Findus dove lavorava e poi in casa.

I due erano sposati dal 2001 ma la situazione era precipitata proprio in estate. «Era così iniziato uno stalkeraggio serrato», racconta l’avvocato Maria Belli, legale della donna. Antonietta era stata ascoltata dal commissariato di Cisterna dopo un esposto che anche il marito aveva presentato contro di lei. Aveva raccontato di un rapporto, con liti anche davanti alle figlie. Aveva detto di «avere paura e di non volerlo incontrare». Il 29 marzo prossimo si sarebbe tenuta la prima udienza per la separazione giudiziale. «Era sempre stata attenta, aveva usato ogni precauzione, ma non è bastato», dice l’avvocato.

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