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L'Onu vota la tregua in Siria, ma viene subito violata

Un'immagine del conflitto in Siria, a Ghuta

BEIRUT. Dopo quasi tre giorni di trattative serrate, e mentre continuano i bombardamenti, è arrivata la fumata bianca all’Onu su una risoluzione che prevede una tregua in tutta la Siria, compresa l’enclave ribelle della Ghuta orientale, alle porte di Damasco. Il documento, che prevede una cessazione delle ostilità di «almeno 30 giorni», è passato all’unanimità.

Una tregua che però è stata subito violata. Nuovi raid aerei del regime siriano infatti si sono registrati oggi sulla Ghuta nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu: lo ha reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, citato dai media internazionali.

Secondo la risoluzione, il cessate il fuoco dovrebbe cominciare «senza indugi», ma non viene indicata una scadenza precisa.

Esenti dal cessate il fuoco saranno gli attacchi contro Isis, al Qaida, al Nusra e altri «gruppi, individui e entità» affiliati con i terroristi, come voluto da Mosca. Ma l'incertezza nella tempistica non permette di prevedere quando sarà almeno sospeso il calvario della popolazione civile della Ghuta, dove ieri è stata registrata un’altra giornata di sangue. Ventidue persone sono state infatti uccise, portando il bilancio degli ultimi sette giorni a oltre 500 vittime civili, di cui un centinaio di minorenni, tra bambini e adolescenti. Le cifre sono fornite dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo il quale sono state colpite in particolare la cittadina di Duma, quella di Zamalka e altre località nelle prime ore di ieri.

Secondo la risoluzione, la tregua dovrà essere estesa a tutto il Paese, permettendo l’accesso di convogli umanitari e l'evacuazione di feriti e malati gravi. Secondo quanto si sottolinea nel testo, sono 5,6 milioni i civili, in 1.224 comunità, che hanno «urgente bisogno di aiuti».

La Russia aveva affermato di considerare «poco realistico» il termine di 72 ore per l’inizio del cessate il fuoco dopo l'approvazione del documento, come proponeva il testo iniziale. Molto dura era stata la reazione degli Usa. «È incredibile - aveva affermato prima del voto la rappresentante permanente all’Onu, Nikki Haley - che Mosca stia bloccando il voto su un cessate il fuoco che consente l’accesso umanitario. Quante persone dovranno morire prima che il Consiglio di Sicurezza trovi un accordo su questo voto?».

Anche il Vaticano, attraverso il segretario di Stato Pietro Parolin, era intervenuto per chiedere una risoluzione che aprisse la strada alla «fine della violenza, l’accesso degli aiuti umanitari e infine una soluzione negoziata».

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