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Scontri e pestaggi: allerta degli 007 sui casi di violenza politica

La svastica e la scritta sulla lapide in ristrutturazione del rapimento di Aldo Moro

ROMA. Se tre indizi fanno una prova, dubbi ne restano pochi: la violenza politica ha fatto prepotentemente irruzione nella campagna elettorale. Sono giorni che al Viminale e negli apparati di sicurezza e d'intelligence guardano con preoccupazione a quel che sta avvenendo in Italia, consapevoli del rischio concreto che la contrapposizione tra gli opposti estremismi possa ulteriormente aggravarsi nei dieci giorni che mancano alle elezioni.

Gli analisti mettono in fila gli episodi che ogni giorno si registrano in ogni parte del paese, partendo dalla caccia al nero scatenata dal fascio leghista Luca Traini per le vie di Macerata. Quell'azione, che il ministro dell'Interno Marco Minniti ha definito una "rappresaglia armata alimentata dall'odio razziale" ha segnato infatti uno spartiacque e ha dato il via ad una serie di violenze. Da una parte e dall'altra.

Da allora è stato un continuo: il carabiniere ferito a Piacenza durante un corteo degli antifascisti contro un presidio dell'estrema destra, gli scontri a Bologna in occasione del sit in di Forza Nuova tra gli antagonisti e le forze di polizia, l'aggressione al leader di Fdi Giorgia Meloni a Livorno, il segretario provinciale di Fn pestato e legato a Palermo, lo scontro tra militanti di Casapound e di Potere al Popolo conclusosi con l'accoltellamento di un esponente del movimento di sinistra, la lapide che ricorda la strage di via Fani imbrattata con una svastica e la scritta "morte alle guardie", l'incursione dei militanti di Fn negli studi di La7. Le minacce ai migranti del centro Baobab di Roma e ai volontari che si occupano di loro: "Daremo fuoco a voi e ai vostri negri".

Una scia di violenze fisiche e verbali, ragionano dunque negli apparati di sicurezza, che inasprisce gli animi e accentua le contrapposizioni ideologiche, riportando alla ribalta parole e metodi che in piazza non si vedevano da anni.

"C'è da prendere consapevolmente atto - lancia l'allarme il segretario dell'Associazione funzionari di polizia, Enzo Letizia - che la deriva a cui stiamo assistendo ha drammatici ed evidenti punti di contatto con l'escalation che dalla fine degli anni '60, portò il Paese al periodo dell'eversione di destra e di sinistra degli anni '70. Le parole hanno un loro valore ed un loro peso che poi, spesso, determina azioni conseguenti".

A preoccupare è anche una politica che non sembra essere in grado di abbassare i toni e, anzi, rischia di strumentalizzare ogni episodio, producendo l'effetto opposto: amplificare la forza di autoriproduzione delle violenze e consolidare il clima di scontro costante. Documentato anche nella relazione dell'intelligence al Parlamento consegnata proprio ieri e nella quale si evidenzia chiaramente il rischio di un aumento della conflittualità.

"Non sono mancati - scrivono infatti gli 007 - episodi di contrapposizione anche violenta tra frange dell'opposto segno, fenomeno ormai connaturato alle dinamiche dell'oltranzismo politico di entrambi gli schieramenti e possibile di aumentare, a causa dell'innalzamento dell'allarme sull''avanzata dell'estrema destra' e delle posizione antitetiche in materia d'immigrazione".

La priorità degli apparati di sicurezza in questo momento è dunque di fare in modo che la situazione non degeneri ulteriormente. "In una grande democrazia - ha detto nei giorni scorsi Minniti - le manifestazioni non si vietano. Si stabilisce un limite: che ognuno va alle manifestazioni, dice il suo pensiero con radicalità se è radicale, e l'unico confine che non si può oltrepassare è la violenza".

E sarà questo il solco su cui si muoveranno le forze di polizia nei prossimi giorni. Un primo banco di prova sarà sabato prossimo, quando sono in programma diverse iniziative: la manifestazione nazionale antifascista a Roma, iniziative di Casapound a Torino e Napoli, di Forza Nuova a Trieste e Palermo, la Lega, Casapound e Forza Nuova a Milano. Dove il problema, sottolineano gli apparati, non sono le manifestazioni in sé ma le contrapposizioni tra gli opposti schieramenti.

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