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Gino Rossi a Ca' Pesaro Venezia

   CA' PESARO  -Una mostra che è l'illustrazione, attraverso una trentina di opere del percorso artistico e umano di uno dei pittori di punta del secolo scorso, Gino Rossi, che ha racchiuso la sua attività in poco più di un ventennio, dagli inizi del '900 al 1926, per poi, segnato dall'esperienza della Prima Guerra Mondiale, essere internato in un manicomio a Treviso fino alla morte, nel 1947. Ma l'esposizione dedicata all'artista veneziano a Ca' Pesaro da domani fino al 20 maggio prossimo, per i curatori è anche l'occasione per "restituire la forza e l'ampiezza dell'innovazione nata e cresciuta a Ca' Pesaro dal 1908 fino ai primi anni Venti, attraverso lo sguardo di uno dei suoi protagonisti più dirompenti". "Gino Rossi a Venezia - dialogo tra le collezioni di Fondazione Cariverona e Ca' Pesaro", a cura di Luca Massimo Barbero ed Elisabetta Barisoni (catalogo Marsilio), si sviluppa in due stanze, ma quantomai intense. Accanto ai dipinti di Rossi, raffiguranti figure femminili, la prima sala ha proprio il sapore dell'omaggio a un'epoca, a uno spirito che, sotto la guida del giovanissimo direttore Nino Barbantini, vede trasformare Ca' Pesaro, gli spazi riservati ai giovani artisti della Bevilacqua La Masa, un luogo aperto alle nuove tendenze in opposizione alle visioni accademiche delle prime Biennali, agli umori e agli influssi che arrivano dalla vicina Parigi, dove ci sono i Fauve e il cubismo, e città dove Rossi si reca nel 1907 assieme ad Arturo Martini appena diciottenne. E' l'avanguardia di Umberto Boccioni o di Felice Casorati, presenti in mostra con tre capolavori. La seconda stanza è una apoteosi dell'arte di Rossi con i suoi paesaggi, le sue marine che spaziano dai soggiorni in Bretagna all'isola di Burano, luogo lagunare eletto dai capesarini come ritrovo, ai ritratti di pescatori, dove le pennellate forti scavano i volti, agli studi di figure fino a un piccolo dipinto a olio su cartone del 1923, "Poemetto della sera", ritenuto l'ultimo prima della pazzia, dove molti hanno letto una sorta di testimonianza della sua disperazione.

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