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Randagismo, il caso Sciacca e la politica: Miccichè punta a una commissione all'Ars, M5s dice no

PALERMO. La strage di cani diventa ora un caso politico. E non solo a livello locale: a Sciacca almeno 40 randagi sono morti per aver ingerito cibo avvelenato distribuito da qualcuno per strada. La vicenda, oltre alle associazioni ambientaliste, ha allarmato la politica.

Il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, vuole istituire una commissione parlamentare che studi il fenomeno del randagismo, mentre il sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, è stata denunciata dall'Aidaa, l'Associazione per la difesa degli animali e ambiente, per violazione della legge 281/91 in quanto "primo responsabile per il benessere dei randagi presenti sul territorio comunale e della loro salute ed incolumità".

Ma i grillini contestano la proposta di Miccichè. In una nota il gruppo parlamentare di M5s commenta: "Istituire una commissione parlamentare sul randagismo con l'obiettivo di indagare un fenomeno arcinoto sarebbe una perdita di tempo. Occorre agire subito per evitare altre stragi di randagi in Sicilia attraverso maggiori risorse ai Comuni da destinare anche alla realizzazione di rifugi pubblici per i randagi insieme a un maggiore coinvolgimento delle associazioni animaliste di volontariato, private della possibilità di continuare ad occuparsi dei randagi".

E ancora: "La legge regionale di contrasto al randagismo è desueta - proseguono i deputati -. Prevede un sistema sanzionatorio per gli enti locali, ma queste risorse finiscono nelle casse della Regione". Per il M5S occorre prevedere con una legge regionale che "i proventi derivanti dalle sanzioni siano devoluti agli enti locali, solo così si incentivano i Comuni a fare i controlli, e stoppare il business dei canili privati e la tratta degli animali".

Forza Italia interviene attraverso la sua portavoce in Sicilia Gabriella Giammanco:"Da siciliana mi spiace dirlo ma di ciò che è accaduto a Sciacca, cioè l'avvelenamento e la strage di 40  cani indifesi, è responsabile tutta la politica, nei suoi diversi livelli istituzionali. Da sempre in Sicilia nessun amministratore, regionale o comunale, ha mai preso in seria considerazione il problema della tutela dei tantissimi cani che stanno sul territorio o che, al massimo, vengono rinchiusi in canili fatiscenti simili a lager per queste povere creature! Canili che si aggiudicano l'assegnazione di questi animali solo perché qualcuno vince delle gare scandalose, per cui ci si riempie le tasche ricevendo finanziamenti pubblici ma si destina alla cura dei cani solo le briciole".

"Le minacce e gli insulti rivolti al sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, in relazione alla morte di alcuni cani randagi nella sua città, sono una inaccettabile degenerazione del rapporto fra cittadini e istituzioni", dice Giuseppe Lupo, presidente del gruppo Pd all'Ars. "Esprimo la mia solidarietà al sindaco Francesca Valenti che sono certo sia la prima ad essere addolorata per quello che è accaduto. È necessario - aggiunge Lupo - che tutti, cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell'amministrazione regionale, diano il loro contributo senza strumentalizzazioni di alcun tipo per far luce su questa vicenda e per impedire che fatti del genere si ripetano in futuro".

Sulla questione interviene anche Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente (Leidaa): "Se davvero si vogliono impostare misure immediate e risolutive contro il randagismo dilagante in Sicilia, è indispensabile richiamare alle proprie responsabilità i soggetti cui le leggi vigenti affidano compiti evidentemente disattesi: i prefetti, i sindaci, le aziende sanitarie (Asp)".

"L'uso del veleno - afferma l'ex ministro - per risolvere, con un macabro e inaccettabile fai-da-te l'emergenza randagismo, è purtroppo cosa di tutti i giorni, in Sicilia e in altre regioni del Paese. Ma le dimensioni del massacro dicono che in alcuni territori si è ormai passato ogni limite, sia per quanto riguarda le sofferenze inflitte ad animali, sia per il pericolo di sicurezza e sanitario per le persone, sia per l'immagine di un territorio dove quest'anno tornerà anche il Giro d'Italia, passando proprio per Sciacca".

Intanto, il sindaco Valenti e l'assessore all'Ecologia Paolo Mandracchia hanno incontrato nel pomeriggio in Comune la delegata per i rapporti istituzionali del ministero della Salute, Valeria Grasso, per discutere dell'uccisione di diversi cani e per affrontare il fenomeno del randagismo. Grasso ha espresso la propria solidarietà al sindaco, minacciata ieri sul proprio profilo social (al primo cittadino e ai suoi figli, viene augurata la morte, al pari di quella patita dai cani randagi avvelenati). L'azienda sanitaria provinciale e la Polizia municipale hanno inviato al sindaco una relazione sugli avvelenamenti in contrada Muciare, dove sono morti almeno 40 cani, mentre alcuni animalisti sostengono che siano il doppio.
Grasso - spiega una nota del Comune - ha espresso solidarietà "a Sciacca e alla Sicilia per le offese, alcune dall'acre sapore razzista, che continuano a proliferare da ogni parte d'Italia".
I due amministratori hanno detto che sono circa 270 mila euro i soldi annualmente impegnati dal Comune per la cattura e la custodia in strutture private di animali pericolosi. Grazie alla disponibilità di veterinari volontari, il Comune ipotizza di realizzare un ricovero in una struttura comunale. L'Asp ha annunciato dalla prossima settimana l'impiego a Sciacca di quattro veterinari per tre giorni alla settimana.

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