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Studio, in 30 anni italiani da entusiasti Ue a eurofrustrati

BRUXELLES - Più "eurofrustrati" che "eurofobi", ma il progressivo "disincanto" degli italiani verso l'Unione europea - un "disinnamoramento" che di è consumato in 30 anni, dall'euro-entusiasmo del 1991 all'euroscetticismo più profondo del 2016, che ci posiziona dopo i cechi e vicino ai britannici - "preoccupa" l'Unione. Così come a preoccupare sono le elezioni del 4 marzo, col "grande punto interrogativo" sulle coalizioni che ne potranno emergere. A ricostruire le tappe dello strappo, è un rapporto condotto dall'Istituto Jacques Delors, il think thank presieduto da Enrico Letta, in partnership col Centro Kantar sul futuro dell'Europa, presentato oggi a Bruxelles.

 

Tra i fattori con cui il report spiega la parabola: la contrazione economica; la crisi migratoria legata ad un profondo senso di abbandono; e gli attacchi all'euro, assieme ad una delegittimazione delle istituzioni democratiche. Tuttavia, si spiega, "gli italiani non hanno rinunciato alla speranza di ritrovare un Europa protettrice", ma per risalire la china, occorrerà una "sensibile ripresa economica".

 

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